Bruxelles – ‘No, means No’, ‘No significa no’. Tre parole, un messaggio e l’invito chiaro di Ursula von der Leyen ai governi e all’Europarlamento a trasformare in Legge Ue entro la legislatura la proposta di direttiva sulla lotta alla violenza di genere e includervi il reato di stupro sulla base del principio del consenso. “Non può esserci uguaglianza senza libertà dalla violenza”, ha scandito la presidente della Commissione europea nel lungo Discorso sullo Stato dell’Unione, pronunciato oggi di fronte al Parlamento europeo a Strasburgo.
Prima donna alla testa dell’Esecutivo europeo, von der Leyen ha aperto il Discorso rivendicando (a ragione) l’impegno della sua Commissione per sbloccare dossier bloccati in tema di parità di genere e fare progressi sul fronte dell’uguaglianza. “Abbiamo concluso dossier che molti pensavano sarebbero stati bloccati per sempre”, ha detto, citando la Direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione e la storica adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul oltre che la direttiva sulla trasparenza salariale per la pari retribuzione. Consapevole però che molto ancora resta da fare per far progredire l’Unione come blocco unitario non solo sull’uguaglianza, anche sulla violenza domestica e di genere. Rivolta ai deputati ha detto di sapere che l’Aula “sostiene la nostra proposta sulla lotta alla violenza contro le donne. Anche qui vorrei che si trasformasse in legge un altro principio fondamentale: quello del ‘No, significa no’. Non può esserci vera uguaglianza senza libertà dalla violenza”.
‘No significa no’, ovvero il sesso senza consenso è stupro e va riconosciuto come tale. Sembra banale, ma è di questo che si discute a livello europeo per armonizzare le norme nell’Ue, in cui la maggior parte degli Stati membri Ue, compresa l’Italia, ha una definizione legale di stupro priva di alcun riferimento al principio del consenso. La proposta di direttiva per la lotta alla violenza sulle donne è stata avanzata dalla Commissione europea l’8 marzo 2022 con l’idea di criminalizzare una serie di reati, tra cui la mutilazione genitale femminile, la violenza online e lo stupro che viene definito nell’articolo 5 come qualunque costrizione a un atto sessuale non consensuale.
La proposta è ora in fase di negoziato tra i due co-legislatori dell’Ue, ma gli Stati membri nella loro posizione negoziale adottata a giugno (e con rammarico anche dell’Italia) hanno rimosso ogni riferimento al principio del consenso a causa dell’opposizione di Germania, Austria e Paesi Bassi. Nulla è perduto e l’Europarlamento è deciso a dare battaglia nel negoziato a tre con gli Stati, mediato dalla Commissione europea. Le parole di oggi di von der Leyen non sono passate inosservate nell’Emiciclo dove le eurodeputate, Frances Fitzgerald (PPE) e Evin Incir (S&D) correlatori del Parlamento europeo sulla direttiva hanno accolto “calorosamente” l’attenzione della presidente della Commissione alla questione. E le parole pronunciate da von der Leyen – ‘No significa no’ – sono l’essenza della direttiva stessa, per cui senza sì non c’è consenso. E sono pronte a dare battaglia per vederlo riconosciuto nero su bianco nella direttiva che diventerà legge.
L’Ue stima che una donna su tre abbia subito nella propria vita violenze fisiche o sessuali, per lo più perpetrate da partner intimi, mentre una donna su due ha subito molestie sessuali. Durante la pandemia di COVID-19, che ha costretto per mesi e anni la popolazione a restrizioni sulla propria libera circolazione costringendo a passare più tempo a casa, è stato registrato un aumento importante della violenza fisica ed emotiva contro le donne. E da quando internet e social hanno preso il sopravvento nelle nostre vite, anche la violenza online è diventato una tendenza in aumento.
Su questi reati, la direttiva punta a introdurre norme comuni in materia di sanzioni, circostanze aggravanti, giurisdizione e termini di prescrizione. Quanto alle mutilazioni genitali femminili – Bruxelles stima che 600mila donne in Europa e 200 milioni di donne nel mondo abbiano subito mutilazioni genitali femminili – la proposta prevede che debbano diventare punibili in tutti gli Stati membri con una pena massima di almeno 5 anni di reclusione. La direttiva vuole garantire che le vittime abbiano accesso alla giustizia, il diritto di chiedere il risarcimento e accesso a linee di assistenza gratuite e centri di crisi per stupri.