Bruxelles – L’allarme è uno di quelli che dovrebbero far tremare, dopo un’estate di disastri naturali quasi ininterrotti sul suolo europeo, dalle alluvioni in Italia, Slovenia e Grecia agli incendi ripetuti sul suolo greco, alle Canarie e in Sicilia. “Il Meccanismo di protezione civile Ue lavora già a pieno regime operativo – in due anni le richieste sono aumentate del 400 per cento e le risorse sono al limite – ma a breve potremmo non essere più in grado di venire in aiuto dove necessario“. L’avvertimento è arrivato proprio dal commissario responsabile per la Gestione delle crisi nel gabinetto von der Leyen, Janez Lenarčič, nel corso di un dibattito questa mattina (12 settembre) alla sessione plenaria del Parlamento Ue incentrato sulle calamità naturali che hanno colpito l’Unione in questa estate di cambiamenti climatici ancora non finita.
“La regolarità, l’intensità e la simultaneità di queste emergenze erano inconsuete fino a pochi anni fa, ma ora continueranno ad aumentare“, ha messo in chiaro il commissario Lenarčič, portando gli ultimi esempi registrati sul territorio comunitario. “L’incendio in Grecia è stato il più grande mai registrato in Europa, è andata bruciata un’area di quasi 100 mila ettari, e nello stesso Paese una settimana fa è caduta la pioggia di tre anni in due giorni“, causando in Tessaglia le alluvioni più gravi della storia nazionale. Ma anche in Slovenia “in agosto due terzi del territorio erano sott’acqua” e in Italia “a maggio le inondazioni hanno provocato 900 frane in Emilia-Romagna”. A dimostrare che il Meccanismo di protezione civile Ue si trova al limite delle sue possibilità è stata però la crisi più grave che ha colpito l’Europa da quando nel 2000 sono iniziate le rilevazioni del Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis). Dopo il raddoppio della flotta antincendio rescEu a 28 aerei ed elicotteri, “18 sono stati inviati per combattere le fiamme in Grecia”, ma “altri Paesi membri non hanno potuto inviare rinforzi a causa dei loro stessi allarmi antincendio“. In altre parole, nel futuro prossimo il rischio concreto è quello che venga meno la risposta comune proprio perché ogni membro dell’Ue dovrà affrontare una crisi sul proprio territorio nazionale. Tra luglio e agosto il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Ercc) ha registrato 18 attivazioni e questo dimostra che “dobbiamo affrontare più sfide nello stesso momento“, ha aggiunto il commissario.
A fronte di questi rischi, serve il “potenziamento della riserva rescEu” per le operazioni di soccorso, ma soprattutto un’accelerazione sul sostegno finanziario attraverso lo “strumento di flessibilità nella revisione del quadro finanziario pluriennale“. Si tratta di 2,5 miliardi di euro che – secondo la proposta della Commissione – dovrebbero andare ad aumentare la riserva per gli aiuti di solidarietà e di emergenza. Come messo in chiaro dal responsabile Ue della gestione delle Crisi, “operare congiuntamente in futuro dipende dalle decisioni di oggi” e “la sola risposta alle catastrofi non basterà”. Nella pratica questo significa “migliori investimenti a livello di preparazione e resilienza climatica in tutte le politiche europee e nazionali”, perché “ogni euro investito nella prevenzione permette di risparmiare 5/10 euro nella riposta“. Parlando di costi, un dato basta capire l’impatto dei disastri naturali: “Le perdite economiche annuali dovute al clima sono arrivate già a 14 milioni di euro nell’Ue“. Ed è per questo che non ha alcun senso criticare i presunti costi eccessivi del Green Deal, come fatto dalle forze di destra all’Eurocamera: “Quanto accaduto quest’anno è l’avvertimento di ciò che saranno le estati senza mitigazione climatica e il Green Deal costerà molto meno rispetto al non fare nulla“.
Tra Meccanismo di protezione civile Ue e Fondo di solidarietà
Istituito nel 2001 dalla Commissione, il Meccanismo di protezione civile Ue è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 9 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti. La Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi.
Un altro strumento, parte del Meccanismo di protezione civile Ue, è il pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, la flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi. Per l’estate 2023 è stato messo a punto un piano di emergenza che prevede il raddoppio della flotta della riserva rescEu a 28 tra aerei ed elicotteri antincendio (rispettivamente 24 e 4) provenienti da dieci Paesi – Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna e Svezia.
Il Fondo di solidarietà è invece un dispositivo fuori bilancio che permette di mobilitare fino a 500 milioni di euro all’anno – oltre ai fondi non spesi dell’anno precedente – per coprire parte dei costi per la ricostruzione dopo i disastri naturali. Gli Stati membri colpiti possono richiederne l’attivazione alla Commissione entro 12 settimane dalla data dei primi danni rilevati, allegando alla domanda una stima dei danni. Questo dispositivo ammette interventi d’emergenza come il “ripristino immediato del funzionamento delle infrastrutture nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità e dell’istruzione”. Dalla sua attivazione nel 2002 quasi un terzo degli 8,2 miliardi di euro complessivi – circa 3 miliardi – sono stati destinati all’Italia, quasi in doppio della Germania seconda beneficiaria con 1,6 miliardi.
Come il Meccanismo di protezione civile Ue, anche il Fondo di solidarietà si trova in un momento critico. Con l’aumento dell’incidenza dei disastri naturali e delle richieste dei Paesi membri di attingere alle risorse, il Fondo sta arrivando sempre più velocemente a esaurimento. Il budget del 2023 sarà quasi completamente assorbito da tre disastri naturali in Italia e Romania (nel 2022) e Turchia (a febbraio 2023) e si prevede che rimarranno solo 42 milioni su 500 disponibili. Per il 2024 sono già in ballo le richieste dell’Italia per le alluvioni in Emilia-Romagna e quella della Slovenia per le inondazioni di inizio agosto. Incontrando oggi il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, per discutere del sostegno Ue alla Grecia colpita da incendi e alluvioni, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha avvertito che i 400 milioni che potrebbero essere destinati nel 2024 ad Atene dipenderanno dall’approvazione della proposta di aumentare il budget del Fondo di solidarietà. La stessa richiesta è arrivata dagli eurodeputati, che hanno rivolto un appello per aumentarne gli stanziamenti del Fondo contro i disastri naturali ad almeno un miliardo l’anno.