Bruxelles – L’economia europea frena. Sarà la Commissione europea, con le previsioni economiche attese per la prossima settimana (11 settembre) a tracciare lo stato di salute dell’Ue e dell’eurozona (per quest’ultima si era previsto una crescita dell’1,1 per cento per la fine dell’anno in corso), ma intanto i dati parziali di Eurostat mostrano un rallentamento della crescita. Nel secondo trimestre del 2023 il Prodotto interno dell’Unione europea si attesta a ‘zero’, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto al primo scorcio dell’anno. Mentre eurolandia resta ferma allo 0,1 per cento.
Non è chiaro fino a che punto le politiche restrittive della Bce e le decisioni di aumentare i tassi di interesse possano avere un impatto su questo andamento, e l’istituto di statistica europeo spiega l’andamento con un calo delle esportazioni (-0,7 per cento sia a livello Ue sia a livello di eurozona) e i consumi delle famiglie stagnanti (stabili a quota ‘0’). La stessa Banca centrale europea aveva comunque avvertito della possibilità di un rallentamento economico a seguito delle decisioni di politica monetaria.
Saltano agli occhi gli indici di Italia e Germania, principali economia dell’eurozona. Per lo Stivale si registra un Pil al -0,4 per cento alla fine del periodo aprile-giugno, una contrazione sostanziosa considerando che tra gennaio e marzo 2023 il Prodotto interno lordo tricolore si attestava a 0,6 per cento. Solo l’Austria, tra i Paesi Ue con la moneta unica, fa peggio (da 0,4 per cento a -0,7 per cento).
La Germania evita la recessione tecnica, visto che dopo due trimestri consecutivo con il segno negativo (-0,4 per cento nell’ultima parte del 2022, -0,1 per cento nella prima del 2023), alla fine del secondo trimestre del 2023 l’indice di crescita raggiunge quota 0 per cento. Una ripresa, a voler leggere l’andamento, ma che non scongiura la frenata complessiva dell’economia tedesca. Le ultime previsioni dell’istituto Ifo per la Germania prevedono, per il 2023 nel suo complesso, -0,4 per cento. Una stima peggiorativa rispetto allo 0,2 per cento atteso. In netta controtendenza la Francia, che vede crescere il proprio Pil di mezzo punto percentuale (da 0 per cento a 0,5 per cento tra primo e secondo trimestre).