Bruxelles – Si è chiusa ieri (31 agosto) la finestra di opportunità per gli Stati membri dell’Ue per avanzare alla Commissione europea la richiesta formale di accedere a prestiti aggiuntivi nel quadro della revisione dei loro Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr). E a farlo, entro la scadenza di fine agosto, sono stati in tutto dieci Paesi membri, o per aumentare la quota di prestiti già richiesta nei loro Pnrr (come hanno fatto Grecia, Polonia, Portogallo e Slovenia) o chiedendo prestiti per la prima volta da aggiungere al sostegno a fondo perduto (vedi Belgio, Repubblica Ceca, Spagna, Croazia, Lituania e Ungheria).
Oggi Bruxelles fa il punto sulle cifre e nel complesso sono stati richiesti 127,2 miliardi di euro di prestiti aggiuntivi a quelli già richiesti. Sul totale dei 385,8 miliardi di euro complessivamente messi a disposizione per i prestiti nel Recovery Fund, lo strumento di ripresa economica dal Covid-19, salgono quindi a quota 292,6 miliardi i prestiti richiesti dagli Stati membri (pari quindi al 76% del totale).
Questo significa che ammonta a circa 93,2 miliardi di euro la quota di prestiti del Recovery che non sono stati richiesti dagli Stati membri e quindi sono di fatto ‘avanzati’ perché i governi hanno scelto di non farne richiesta. Si tratta di prestiti a tasso agevolato, ma pur sempre di prestiti da dover restituire e non tutti gli Stati hanno deciso di farne uso. A quanto apprende Eunews, dal momento che il termine per richiedere il sostegno ai prestiti è ormai scaduto ieri, in base all’attuale quadro giuridico, questi fondi rimanenti “non saranno raccolti dalla Commissione sui mercati finanziari per finanziare tali prestiti”.
Se non andranno a finanziare i prestiti del Recovery, non è chiaro ancora come saranno usate le risorse avanzate per le quali la Commissione europea è stata autorizzata a emettere debito comune. Nel presentare il piano REPowerEu a maggio di un anno fa, la Commissione europea aveva ipotizzato di mettere a disposizione circa 225 miliardi di euro di prestiti non spesi Recovery Fund e redistribuirli tra tutti i Paesi che avessero espresso interesse a usarli, compresi quelli come anche l’Italia che hanno già speso tutta la loro quota di prestiti.
Aveva dunque dato tempo ai governi fino alla fine di agosto per mostrare interesse a usare la propria quota di prestiti non richiesti, così da calcolare quante risorse di quei 225 miliardi potevano effettivamente essere redistribuiti. Ora la finestra si è chiusa e le risorse sono effettivamente avanzate e potrebbero essere redistribuite, ma apparentemente non sono state avanzate richieste per fondi aggiuntivi.
L’Italia aveva espresso nei mesi scorsi l’intenzione di chiedere prestiti aggiuntivi non richiesti da altri Stati membri, ma dovrebbe aver deciso di non farlo anche visti i problemi a spenderli. Le risorse aggiuntive e quelle avanzate nei Pnrr potrebbero essere tra gli argomenti che il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, affronterà nella sua missione a Bruxelles all’inizio della prossima settimana, che lo vedrà impegnato in alcuni incontri istituzionali.