Bruxelles – Dopo la sorpresa, l’incasso. Per il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) del premier uscente, Pedro Sánchez, il giorno dell’elezione delle massime cariche del Parlamento è coinciso con uno dei momenti più decisivi per la fase post-voto di quasi un mese fa in Spagna. E probabilmente meglio di così per i socialisti non poteva andare. Perché non solo il Psoe ha conquistato la presidenza del Congresso dei deputati, ma ha anche visto spaccarsi per la prima volta da mesi l’intesa tra il Partito Popolare e i nazionalisti di estrema destra di Vox, che fino a oggi sembrava quasi infrangibile. Per Sánchez potrebbe essere un primo passo per la riconferma a premier e, di conseguenza, a presidente di turno del Consiglio dell’Ue fino a fine anno.
Nel corso della prima sessione delle due Camere del Parlamento spagnolo di questa mattina (17 agosto) l’ex-governatrice delle Isole Baleari, Francina Armengol, è stata eletta nuova presidente del Congresso dei deputati con 178 voti a favore su 350 totali. Per superare la soglia dei 176 voti al primo turno è stato decisivo il convergere delle preferenze dei socialisti, della sinistra di Sumar, dei regionalisti baschi e catalani, ma soprattutto dei sette deputati di Junts per Catalunya, il partito secessionista catalano fondato dall’ex-presidente della Generalitat de Catalunya e oggi eurodeputato, Carles Puigdemont. La candidata socialista ha superato quella del Partito Popolare, Cuca Gamarra, fermatasi a 139 preferenze a causa della decisione dei deputati di Vox di puntare su un proprio candidato, Ignacio Gil Lázaro (33 voti). Per quanto riguarda invece il Senato spagnolo, la presidenza è andata senza sorprese al popolare Pedro Rollán Ojeda, che ha potuto contare sui 142 voti (su 365) del proprio partito, che ha la maggioranza assoluta alla Camera alta: gli altri voti sono andati a Ángel Pelayo Gordillo Moreno di Vox (3) e 114 sono state le schede bianche.
Ma l’attenzione a Madrid e nel resto d’Europa è tutta per le dinamiche politiche al Congresso dei deputati. Perché nel braccio di ferro tra la coalizione di sinistra guidata da Sánchez (170 deputati) e l’asse popolari-Vox (170 deputati), il premier socialista potrebbe aver incassato oggi un primo successo grazie all’intesa sulle nomine dell’ufficio di presidenza con gli indipendentisti catalani di Puigdemont. O quantomeno aver assestato un duro colpo alla coalizione di destra, considerato il fatto che – come riportano i media spagnoli – la nomina di un candidato congiunto Pp-Vox avrebbe sicuramente portato il Paese a nuove elezioni entro fine dell’anno. Ora per Sánchez si apre uno spiraglio maggiore di negoziazione per la formazione di un nuovo governo di forze di sinistra (con il ritiro di Junts dall’opposizione), anche se sono gli stessi catalani a frenare. “L’accordo per formare la presidenza del Congresso non riguardava posizioni o presidenti di commissione, né potrebbe essere in alcun modo legato all’investitura” del governo, ha messo in chiaro Puigdemont dopo il voto. Nonostante l’investitura sia “esattamente dov’era il giorno dopo l’elezione”, non passa però inosservata la specifica del leader catalano su fatto che “se arriveranno accordi futuri, sarà perché avranno incorporato in modo verificabile la loro conformità”.
Ecco perché è cruciale capire quali sono i quattro punti dell’accordo valido oggi, ma forse decisivi anche per un nuovo governo Sánchez (visto che anche i repubblicani catalani di Erc hanno dato il via libera sulla stessa base). In primis il riconoscimento del catalano – insieme a basco e galiziano – come lingua ufficiale dell’Unione Europea. C’è poi la richiesta (già accolta dalla neo-presidente Armengol) di utilizzare le tre lingue nel Congresso a partire dalla prossima sessione plenaria, di creare una commissione d’inchiesta sugli attentati del 17 agosto 2017 a Barcellona e Cambrils e una sul caso di spionaggio Pegasus che ha coinvolto anche cinque eurodeputati catalani (Puigdemont compreso). A dimostrazione che i socialisti sono impegnati in questo accordo, l’esecutivo di transizione ha presentato proprio oggi una richiesta a Bruxelles perché catalano, basco e galiziano siano inclusi come lingue ufficiali dell’Unione Europea. Nella lettera inviata dal ministro degli Esteri uscente, José Manuel Albares, indirizzata alla segretaria generale del Consiglio dell’Unione Europea, Thérèse Blanchet, è stato chiesto che la questione sia inserita all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Affari Generali in programma il 19 settembre. Attualmente sono 24 le lingue ufficiali dell’Ue, mentre l’unica lingua co-ufficiale inclusa è il gaelico (dopo una procedura durata 15 anni e conclusasi lo scorso anno). Le tre lingue spagnole diverse dal castigliano godono di uno “status ufficiale” in Spagna.
La prima spaccatura tra popolari e Vox
Il successo del Psoe è legato a doppio filo anche alla prima spaccatura del fronte di destra in Spagna, che è stato messo in crisi dal mancato trionfo alle elezioni del 23 luglio dopo una serie di clamorose vittorie ai precedenti appuntamenti amministrativi. Se la candidata del Pp ha ottenuto solo 139 preferenze è perché Vox ha rotto il fronte non votando per Gamarra (lo stesso ha fatto al Senato, ma senza alcun impatto sul risultato finale), a seguito della mancata intesa tra i due partiti sulla distribuzione delle cariche all’ufficio di presidenza del Congresso. Per volontà dei popolari – una volta venuti a conoscenza dell’accordo tra Psoe e Junts – i nazionalisti di estrema destra non hanno ottenuto nemmeno alcuna delle vicepresidenze e questo ora avrà delle inevitabili ricadute sui rapporti tra i due partiti in ottica di formazione di un governo di destra.
La divisione nella votazione al Congresso “non è stata causata da Vox, noi abbiamo mostrato generosità verso il Pp e ci stupisce che non ci sia stata dall’altra parte”, ha attaccato il leader del partito di estrema destra, Santiago Abascal, in un punto stampa al termine dell’elezione della presidenza. Nessuna risposta è arrivata sul supporto dei suoi 33 deputati alla possibile investitura del presidente del Partito Popolare, Alberto Núñez Feijóo, come primo ministro: i popolari devono prima “dare risposte e spiegazioni” su quanto accaduto oggi, visto che Vox rappresenta la terza forza politica del Paese ma non le sarebbe stato garantito nessun posto nell’ufficio di presidenza del Congresso. Senza Vox il leader del Pp si fermerebbe a quasi 40 seggi in meno rispetto alla maggioranza assoluta (176), se si sommano i deputati popolari (137) con quelli di Coalizione Canaria (1) e l’Unione del Popolo Navarro (1). Lo stesso Abascal ha concesso che oggi la Spagna è “molto più vicina all’investitura di un governo di distruzione nazionale”, formato dalle sinistre, i partiti nazionalisti e gli indipendentisti baschi e catalani.
Le reazioni al voto in Spagna
“Congratulazioni a Francina Armengol, eletta nuova presidente del Congresso dei deputati”, si è complimentata l’eurodeputata e presidente del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento Europeo, Iratxe García Pérez, “Una grande donna per questo entusiasmante compito”. Anche il Partito Democratico esulta per l’elezione della candidata socialista e per le nuove possibilità di governo per Sánchez: “È sempre più vicina la conferma del leader socialista, se così sarà le prossime elezioni europee sono più che mai aperte“, ha commentato il responsabile informazione e cultura della segreteria nazionale del Pd, Sandro Ruotolo.
Analisi della sconfitta invece a destra, in Italia e a Bruxelles. “Ecco cosa succede in Europa quando nel centrodestra si mettono veti e ci si divide, vince la sinistra nonostante abbia meno voti”, ha attaccato la Lega in una nota. Durissimo invece il capo-delegazione di Fratelli d’Italia all’Eurocamera, Carlo Fidanza: “A farne le spese non sarà soltanto l’unità nazionale della Spagna aggredita dalle concessioni di Sánchez ai secessionisti, ma anche il delicato assetto istituzionale del multilinguismo europeo”, con riferimento al riconoscimento di catalano, basco e galiziano come lingue ufficiali dell’Ue. “L’Unione Europea viene così ridotta a un banchetto su cui si consuma un accordo di potere scellerato“, è il commento aspro dell’eurodeputato. Non meno apocalittico il capo-delegazione di Forza Italia al Parlamento Ue, Fulvio Martusciello: “In Spagna la sinistra mette le basi per la disgregazione dell’Europa ed è un pericolo per la sua unità”, a causa delle concessioni dei socialisti agli indipendentisti di Puigdemont.