Bruxelles – ‘Livello’ e ‘persistenza’. Vuol dire aumentare i tassi, come fatto finora, e non ridurre la potenza della politica monetaria per lasciarli come sono. Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Bce, sintetizza così l’operato della Banca centrale europea per cercare di rispondere all’inflazione cresciuta e crescente. Perché, e lo ripete anche lui nel discorso pronunciato all’università Bocconi di Milano, se anche se si registrano segnali al ribasso, il livello “rimane elevato e ci vorrà ancora del tempo per raggiungere livelli compatibili con la stabilità dei prezzi”.
Quali sono gli orientamenti dell’Eurotower lo ha chiarito la presidente Christine Lagarde. “Sulla base dei dati decideremo se fermarci oppure no. Ma non taglieremo“. Panetta non sembra dunque aggiungere nulla di nuovo, se non la spiegazione di questa politica restrittiva. Di fronte a un’inflazione galoppante e fuori controllo, “inizialmente abbiamo dato la priorità ad agire rapidamente, aumentando i tassi a grandi passi per normalizzare la nostra posizione di politica monetaria”. E’ questa la risposta ‘di livello’. Ma non è l’unico modo di agire e intervenire.
“Basarsi esclusivamente su un approccio aggressivo agli aumenti dei tassi potrebbe amplificare il rischio associato a un eccessivo inasprimento”, continua l’economista italiano. Ciò “potrebbe successivamente richiedere un taglio frettoloso dei tassi in un contesto economico in deterioramento”. Ecco perché “l‘ elemento ‘di persistenza’ può mitigare questo rischio”.
Vuol dire che la Bce potrebbe anche decidere di non aumentare ulteriormente i tassi di interesse a settembre, dati e situazione permettendo. Lasciarli ai livelli attuali (4,25 per cento per il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale, 4,5 per cento per il tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale, e 3,75 per cento per il tasso di interesse sulla linea di deposito), vorrebbe dire permettere alla Bce di avere “più tempo per valutare gli effetti ritardati delle sue passate misure politiche e affinare la calibrazione della sua posizione man mano che nuove informazioni vengono alla luce nel tempo“.
In secondo luogo si darebbe maggiore certezza all’economia reale, alle imprese, agli investitori, e a chi deve concedere prestiti. Panetta insiste sulla ‘persistenza’ dell’azione della Bce, e dunque sul mantenimento dello status quo. “Questo ‘respiro’ è fondamentale dato che la trasmissione della nostra politica monetaria potrebbe effettivamente rivelarsi più forte di quanto indicano le nostre proiezioni”.