Bruxelles – Imprimere un cambiamento nelle relazioni tra Unione europea e Paesi dell’America latina e dei caraiibi. Il forum Ue-Celac deve tenersi con cadenza regolare, perché “le sfide che siamo chiamati ad affrontare sono urgenti e complesse”, sottolinea il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e dunque, “non possiamo permetterci di aspettare altri otto anni per un vertice” tra i leader delle due aree del mondo. Servono, e Michel lo propone ai capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles, “vertici più regolari, ogni due anni, e un meccanismo di coordinamento permanente garantiranno progressi coerenti”.
A dettare un nuovo corso non è solo l’insieme degli interessi di un’Europa desiderosa di vedere la propria politica di sostenibilità accettata e promossa ovunque, nuove relazioni commerciali, nuove collaborazioni in materia di energia. E’ un ordine internazionale diverso. C’è un mondo cambiato, rispetto all’ultimo summit Ue-Celac. C’è stata una crisi pandemica, e “tra oggi e il 2015 c‘è un’altra grande differenza”, non può fare a meno di sottolineare Michel in riferimento al conflitto russo-ucraino.
“Mentre parliamo, un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sta attaccando un paese vicino”, ricorda non a caso, visto che tra i Paesi del centro-sudamerica non tutti hanno sottoscritto le risoluzioni Onu di condanna nei confronti di Mosca (Brasile e Messico si astennero). “La guerra illegale della Russia contro l’Ucraina è una tragedia per l’Ucraina e per il mondo, con conseguenze devastanti per la sicurezza alimentare, i prezzi dell’energia e l’economia globale”.
A proposito di economia, Michel ricorda che “i leader qui oggi rappresentano un miliardo di persone e oltre il 20 per cento del Prodotto interno lordo mondiale“. Cifre che danno la dimensione della forza che i due blocchi (27 Stati Ue e 33 Paesi centro-sudamericani) possono avere se dovessero di marciare compatti, come richiesto dal presidente del Consiglio europeo.