Bruxelles – Mes, Mes, Mes. Sull’Italia si torna a fare pressioni su un dossier che agita la maggioranza di governo ma che è fondamentale per tutti gli altri partner europei. Il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, dopo aver sollevato il tema alla vigilia del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue, torna a fare pressing su Giorgia Meloni nel giorno i cui l’inquilina di Palazzo Chigi si ritrova a Bruxelles per il summit. “Tutti gli Stati sono d’accordo a concludere i lavori sull’unione bancaria, e questo passa attraverso l’attuazione quello che è stato concordato“, scandisce in commissione Affari economici del Parlamento europeo, nel corso dell’audizione che si svolge in parallelo agli arrivi dei leader per il vertice dei Ventisette.
Tra le cose concordate c’è la riforma del Meccanismo europeo di stabilità. In base all’accordo siglato a fine gennaio 2021, dal primo gennaio 2022 il fondo salva-Stati avrebbe dovuto iniziare a fornire denaro al Fondo di risoluzione unico, istituito per ristrutturare o liquidare le banche in difficoltà. Ma il Parlamento italiano non ratifica, tenendo in ostaggio dossier e partner. Uno stallo che genera malumori, inclusi quelli di Donohoe. “L’unione bancaria è fondamentale per la stabilità del nostro sistema”. Ma manca un tassello che pure sarebbe già a disposizione. “Il nostro accordo sulla riforma dell’Esm è pronto ad entrare in funzione non appena il processo di ratifica sarà completato“. Un modo elegante per far pressione all’Italia e al suo governo, senza chiamarli in causa.
Ci prova fino in fondo, Donohoe, a non parlare apertamente del Paese. Ma alla fine, di fronte alla domanda precisa che arriva dal laburista olandese Paul Tang (S&D), non può fare a meno di entrare nel merito. “Sulla questione della ratifica del trattato di riforma del Mes sono in contato regolare con il ministro Giorgetti“, ricorda, e nelle considerazioni di rito mostra comprensione. “Riconosco la sensibilità del tema, e che è un tema delicato” per l’attuale maggioranza tricolore. “Rispetto il governo quando dice che non vuole accedere ai nuovi strumenti in futuro”, una volta assunto che il Mes sarà dotato di nuovi strumenti e prerogative. Ma, e quindi affonda, “è importante capire che la ratifica permette ad altri Paesi di accedere a certi strumenti“.
Assicura che i contatti con l’Italia continuano e continueranno, e auspica che si possa giungere alla fine di una storia che si trascina da troppo tempo. Lo suggerisce implicitamente quando ricorda che “formalmente il tema del Mes sarà discusso a breve nel Parlamento italiano”. Ma servirà quella sostanza al momento al palo.
Il presidente dell’Eurogruppo invita poi a fare le riforme. A tutti, Italia compresa. “Dobbiamo attuare i piani nazionali per la ripresa che sono stati concordati” tra governi e Unione europea. E, nel caso italiano, “attuare una politica di bilancio prudente nel 2023 e nel 2024”, perché “il contesto economico è più complesso, con molte sfide, e non dobbiamo sottovalutare i rischi al ribasso” per la crescita.