Bruxelles – Dal Green Deal alle elezioni europee del 2024. Per il Partito Popolare Europeo (Ppe) la partita che si sta giocando all’Eurocamera sulla legge sul ripristino della natura è prima di tutto una questione di testare le forze in campo e preparare il terreno per un cambio di alleanze a Bruxelles. Che al momento è sì tutto fuorché realistico, ma non per questo meno degno di essere esplorato, secondo i leader dei popolari. “Sono tanti i Paesi che la pensano come noi in materia di lotta al cambiamento climatico, basta vedere i risultati elettorali in Olanda“, ha sottolineato oggi (29 giugno) ai microfoni dei giornalisti al termine del vertice pre-Consiglio Europeo del Ppe il vice-premier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani: “Il partito dei contadini ha avuto un balzo in avanti proprio in polemica con le posizioni ideologiche di certi ambientalisti guidati dal commissario Timmermans”.
È proprio da qui che bisogna partire, dalla lotta ormai senza quartiere di alcune personalità di peso del Partito Popolare Europeo contro il vicepresidente esecutivo per il Green Deal Europeo e commissario per il Clima, Frans Timmermans, una delle figure più di spicco a Bruxelles nel campo socialdemocratico. E considerando che l’attuale Commissione guidata da Ursula von der Leyen si regge principalmente sull’intesa tra popolari e socialdemocratici – con il pacchetto di iniziative politiche per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050 come uno dei pilastri fondanti sin dall’inizio del mandato nel 2019 – gli attacchi a scena aperta contro il braccio destro della presidente dell’esecutivo Ue non possono essere intesi solo come semplici schermaglie limitate nello spazio e nel tempo. “Non condividiamo le posizioni di Timmermans quando diventano scelte che rischiano di mettere in difficoltà imprese e agricoltura, siamo a favore del Green Deal, ma ci sono delle scelte che non possiamo sostenere”, ha incalzato Tajani.
Il richiamo all’agricoltura è una costante tra i popolari europei da quando a metà marzo il partito dei contadini ha registrato una clamorosa vittoria alle elezioni provinciali nei Paesi Bassi. Al punto che lo stesso presidente del Ppe, Manfred Weber, oggi ha definito la sua famiglia politica “l’organo degli agricoltori e delle zone rurali” in tutta Europa: “Ci preoccupiamo per loro, li ascoltiamo e ci sono cose sul tavolo su cui pensiamo di doverli prendere in considerazione quando finalizziamo le procedure legislative”. Ed è qui che si innesta l’interesse nel testare altre alleanze: “Noi non condividiamo alcune scelte ideologiche della sinistra di Timmermans“, ha ribadito senza mezzi termini il leader di Forza Italia Tajani. Quello che segue è invece un’indicazione sibillina, in linea con quanto accaduto nell’autunno dello scorso anno in Italia e con le spinte che arrivano dalla stessa leadership del Partito Popolare Europeo: “La mia elezione a presidente [del Parlamento Ue nel 2017, ndr] fu frutto di un accordo tra popolari, conservatori e liberali, c’è un precedente“. In attesa di vedere “cosa decideranno gli elettori” alle elezioni europee del 6-9 giugno 2024, quello dello slittamento delle alleanze verso destra “è un dibattito aperto”.
Il Partito Popolare Europeo guarda a destra
“Saranno i cittadini a decidere, ma il pendolo della politica in Europa va sempre più nella direzione del centro-destra, è chiaro che in futuro non si potrà avere nessuna maggioranza e non si potrà governare senza il Partito Popolare Europeo”, è stata l’ultima precisazione sulla questione elezioni europee. Parole che trovano diverse conferme nelle ultime tornate elettorali nazionali: dall’Italia (con Forza Italia partner di minoranza della coalizione di governo) e la Svezia nell’ottobre del 2022 (con il nuovo premier Ulf Kristersson) alla Finlandia e la Grecia della prima metà del 2023 (rispettivamente con il premier Petteri Orpo e Kyriakos Mitsotakis), con l’occhio rivolto alle elezioni in Spagna a luglio e in Polonia in autunno. “Dopo il successo delle elezioni regionali e in vista delle elezioni nazionali in Spagna il mese prossimo, diamo il benvenuto ad Alberto Núñez Feijóo al vertice del Ppe”, ha commentato in un tweet Weber: “Con la sua guida il Partito Popolare fornirà una leadership forte e stabile in Spagna e darà la direzione necessaria alla Presidenza spagnola” del Consiglio dell’Ue.
Considerato il fatto che anche in Spagna la possibile coalizione di governo post-23 luglio sarà tra conservatori ed estrema destra (Partito Popolare e Vox), per il presidente del Ppe si rafforza l’idea di un complesso accordo pre- o post-elettorale con il Partito dei Conservatori e Riformisti Europei della neo-rieletta presidente Giorgia Meloni. Quasi impossibile, in verità, almeno se si tengono presenti i sondaggi elettorali e il posizionamento delle famiglie politiche europee. Lo scoglio più arduo da superare per Weber è quello dei liberali, schierati sì con popolari e conservatori contro la legge sul ripristino della natura, ma su poco altro. Come hanno confermato a più riprese a Eunews fonti interne al gruppo di Renew Europe, in caso di tentativo di cercare un’alleanza di destra al Parlamento Ue, i liberali “non daranno mai l’appoggio a una coalizione Ppe-Ecr-Id” (cioè una replica della maggioranza italiana Forza Italia-Fratelli d’Italia-Lega). E in ogni caso Weber rischierebbe di “spaccare il partito”, considerato il fatto che né i popolari polacchi né quelli tedeschi potrebbero digerire la presenza di partiti come il polacco PiS di Mateusz Morawiecki, dopo aver cacciato l’ungherese Fidesz di Viktor Orbán. Oltre agli equilibri al Parlamento Europeo, bisogna prestare attenzione anche a quelli interni al Consiglio, dove l’anno prossimo un’intesa tra i premier di destra potrebbe spingere verso un o una presidente della Commissione più in linea con il nuovo “pendolo della politica in Europa”.