Bruxelles – Più capitale di riserva per assorbire eventuali perdite, una gestione più prudente del rischio, limiti alla cosiddetta ‘leva finanziaria’, la possibilità di acquistare o cedere attività per un importo superiore a quanto si dispone. L’Unione europea si prepara alla riforma del settore bancario, approvando l’accordo provvisorio per l’attuazione in modo omogeneo le regole di Basilea 3, gli accordi internazionali per gli istituti di credito e la loro stabilità.
L’accordo è di natura provvisoria. Perché possa iniziare a produrre effetti servirà l’approvazione sia in Parlamento Ue (commissione Affari economici e poi Aula) sia in Consiglio. Ma l’intesa raggiunta in sede inter-istituzionale, a meno di sorprese dell’ultimo momento, apre la strada alla riforma.
Da un punto di vista di diritto comunitario l’accordo implica modifiche al regolamento sui requisiti di capitale e alla direttiva sui requisiti di capitale, che l’Ue ha varato nel 2013 sulla scia della crisi finanziaria del 2011. L’obiettivo fare in modo che le regole concordate in sede internazionale siano applicate quanto più possibile in modo allineato alle normative europee, pur riconoscendo e introducendo alcune specificità europee. Tra queste, la possibilità di proporzionalità delle regole per gli enti più piccoli.
Le banche dovranno dotarsi di maggiore liquidità, i cosiddetti ‘buffer’ o ‘cuscinetti finanziari’ per rispondere a crisi di liquidità o shock. Ma le stesse dovranno garantire anche un capitale migliore in termini qualitativi, ossia quel capitale che può assorbire le perdite in situazioni di crisi. Non solo. Dovranno essere previsti e soddisfatti requisiti su rischi prima trascurati, come quelli legati ai derivati (titoli, opzioni, futures, tutti strumenti finanziari utilizzati per svolgere le proprie attività).
In nome di trasparenza e affidabilità del sistema bancario a dodici stelle, l‘accordo raggiunto tra negoziatori del Consiglio e del Parlamento Ue include l’introduzione di un quadro armonizzato di “competenza e onorabilità” per valutare l’idoneità dei membri degli organi di gestione delle istituzioni e dei titolari di funzioni e ruoli chiave. Un elemento, quest’ultimo, volto ad evitare che “persone non idonee” siedano nei consigli di amministrazione di grandi istituti finanziari. Previsto perciò un processo di condivisione delle informazioni sulla valutazione dell’idoneità di candidati per i cda almeno 30 giorni prima che questi assumano la carica. Qualora l’autorità competente non disponga di informazioni sufficienti per condurre la valutazione della sostenibilità, o in caso di “gravi preoccupazioni” sull’idoneità del candidato, si può richiedere che il designato designato non prenda posizione prima che siano state fornite le informazioni richieste o preoccupazioni affrontate.
Previste poi nuove regole per le banche di Paesi terzi. Per poter avere accesso al mercato unico, gli enti creditizi con sede centrale in uno Stato non Ue dovranno obbligatoriamente una succursale nell’Ue e richiedere l’autorizzazione. Qui non si applicherà il principio di retroattività. Al fine di mantenere la certezza del diritto, i negoziatori hanno convenuto che i contratti esistenti con entità di paesi terzi non dovrebbero essere modificati.
Soddisfatta Elisabeth Svantesson, ministra delle Finanze della Svezia, Paesi con la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. “Si tratta di un importante passo avanti che contribuirà a garantire che le banche europee possano continuare a operare anche alla luce di shock esterni, crisi o disastri”. Non solo. “La rapida attuazione delle norme globali è anche un segnale importante per i nostri partner internazionali e per il costante impegno dell’Unione europea a favore della cooperazione internazionale e del multilateralismo”.
L’accordo sui nuovi requisiti per le banche prevista dagli accordi di Basilea 3 arriva dopo il crack di Silicon Vally Bank e la crisi di Credit Suisse. In quel frangente la commissaria per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, aveva criticato le autorità statunitensi per non aver attuato quegli stessi criteri che adesso l’Ue ha deciso di mettere in pratica.