Bruxelles – Nonostante le potenziali crisi d’immagine e gli scandali degli ultimi mesi che avrebbero potuto travolgere il governo, quanto emerso dal doppio turno di voto in Grecia tra maggio e giugno è che nulla sembra scalfire i conservatori di Kyriakos Mitsotakis. Dopo il trionfo del primo turno del 21 maggio, la seconda tornata voluta proprio dal premier uscente (secondo il complesso sistema elettorale vigente) ha riconfermato il primato quasi assoluto di Nuova Democrazia, che ora si appresta a governare senza partner di coalizione in un Parlamento che è il più spostato a destra dal 1974, quando la democrazia è tornata in Grecia dopo sette anni di dittatura militare fascista.
Se quello del 21 maggio è stato un terremoto politico – come lo stesso Mitsotakis lo aveva definito – il voto di ieri (25 giugno) è stato l’ultimo scossone che ha sancito i nuovi equilibri nel Paese membro Ue e che ha definitivamente posizionato Nuova Democrazia come il partito più influente (almeno fino al giorno delle elezioni in Spagna) all’interno della famiglia politica del Partito Popolare Europeo (Ppe): “Oggi siamo il più forte partito di centro-destra in Europa“, ha rivendicato nuovamente il primo ministro uscente e in via di riconferma Mitsotakis dopo l’annuncio dei risultati davanti ai suoi sostenitori. D’altronde sono proprio i risultati a non lasciare spazio a dubbi (anche se l’affluenza si è fermata al 52,7 per cento): il partito conservatore ha conquistato il 40,5 per cento dei voti, che equivale a 108 seggi più i 50 riservati al partito più votato (che ottiene almeno il 40 per cento delle preferenze) su un totale di 300. A spostare ancora più a destra il Parlamento monocamerale ellenico è il superamento della soglia di sbarramento al 3 per cento da parte di tre partiti di estrema destra: i neo-nazisti Spartani (sostenuti dagli ex-membri della disciolta Alba Dorata) hanno conquistato il 4,7 per cento e 13 seggi, gli ultranazionalisti e filo-russi di Soluzione greca il 4,5 per cento e 12 seggi, mentre gli anti-abortisti Niki il 3,7 per cento e 10 seggi.
A completare il quadro di una Grecia sempre più a destra c’è il tracollo della sinistra, in particolare i progressisti dell’ex-premier Alexis Tsipras. Dopo il 20 per cento del primo turno, Syriza è scesa ancora al 17,8 (47 seggi), più che doppiata da Nuova Democrazia. “Nonostante il pericolo di un collasso sia stato evitato e Syriza rimanga l’opposizione ufficiale, abbiamo subito una grave sconfitta elettorale”, ha confessato lo stesso Tsipras, annunciando che rimetterà la sua leadership nelle mani dei membri del partito. A insidiare Syriza come principale forza di opposizione c’è il Movimento Socialista Panellenico (Pasok), salito all’11,9 per cento e 32 seggi. Il Partito Comunista (Kke) al 7,7 per cento e 20 seggi, mentre il nuovo partito Corso della Libertà guidato da un ex-membro di Syriza ha ottenuto il 3,2 per cento e 8 seggi. Tutti risultati sotto le aspettative per le forze della sinistra in Grecia e per gli avversari diretti di Mitsotakis, che non sono riusciti a metterlo in difficoltà nonostante lo scandalo dell’uso dello spyware Predator contro opposizione e giornalisti, le responsabilità indirette di Nuova Democrazia che hanno portato al disastro ferroviario dello scorso primo marzo a Larissa e la gestione sempre più spregiudicata del fenomeno migratorio (tra pushback violenti e l’ennesimo naufragio nel Mar Egeo).
Un mese di voto in Grecia
Un’anteprima del terremoto politico in Grecia è arrivata al primo turno delle elezioni dello scorso 21 maggio, quando Nuova Democrazia era arrivata al 40,8 per cento delle preferenze, non abbastanza però per governare senza partner di coalizione. Una vittoria quasi perfetta per Mitsotakis, a soli cinque seggi dal conquistare la maggioranza assoluta in Parlamento già al primo turno (146 su 300). Nessun sondaggio aveva previsto un risultato simile, dal momento in cui si prevedeva che gli elementi di difficoltà per i conservatori avrebbero giocato un ruolo più decisivo alle urne. E invece gli elettori hanno dato altre indicazioni, per esempio rieleggendo il ministro dei Trasporti che si era dimesso dopo l’incidente ferroviario, Kostas Karamanlis, con il numero maggiore di voti nella circoscrizione elettorale della Grecia settentrionale.
Con questo risultato a dare forza alle ambizioni di Nuova Democrazia, Mitsotakis ha chiuso alla possibilità di formare subito una coalizione di governo con i socialisti di Pasok (scenario comunque quasi impossibile, considerato il fatto che proprio il leader socialista Nikos Androulakis è stato il principale obiettivo nell’uso dello spyware Predator). “Il popolo ha voluto scegliere una Grecia gestita da Nuova Democrazia senza l’aiuto di altri“, ha subito messo in chiaro il premier uscente, anticipando la volontà di rifiutare il mandato di formare un governo dalla presidente greca, Katerina Sakellaropoulou. L’incarico è poi passato a Syriza e Pasok, che non avevano i numeri per mettere in piedi un’alternativa, e di conseguenza si è tornati alle urne per sancire la nascita del governo monocolore conservatore.