Bruxelles – In un’Unione Europea in cui la parola d’ordine è diventata la transizione energetica verso fonti pulite, necessaria per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, c’è un dato che per il secondo anno consecutivo fa a pugni con il Green Deal: quello relativo alla produzione e consumo di carbone. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato da Eurostat, anche nel 2022 sono aumentate rispettivamente del 5 e del 2 per cento, con ben 349 milioni tonnellate di carbone prodotto e 454 milioni di tonnellate di carbone consumato sul territorio Ue.
Un’inversione di tendenza cominciata nel 2021, trainata principalmente dall’utilizzo della lignite, un combustibile fossile solido a basso contenuto energetico appartenente alla categoria dei cosiddetti brown coal. Su 349 milioni di tonnellate prodotte, 294 milioni sono di lignite. È soprattutto la Germania a puntare ancora molto su questo combustibile: Berlino, di gran lunga il primo produttore nell’Ue, ha estratto il 44 per cento (131 milioni di tonnellate) della produzione totale di lignite europea. Gli altri Paesi membri produttori di lignite sono Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Romania, Grecia, Ungheria, Slovenia e Slovacchia.
Nonostante l’aumento degli ultimi due anni, il consumo di lignite nell’Ue nel 2022 è ancora leggermente inferiore a quello pre-pandemia del 2019, e il 21 per cento in meno rispetto al 2018. Nei Balcani Occidentali, tuttavia, la lignite ha rappresentato per anni il principale combustibile per la produzione di elettricità, dato in calo grazie all’affermazione di idroelettrico e gas naturale.
Per quanto riguarda il carbone a contenuto energetico più elevato (l’hard coal, carbone coke e antracite), nel 2022 la produzione nell’Ue è stata di 55 milioni di tonnellate, il consumo di 160 milioni di tonnellate. Entrambi i dati, in diminuzione costante dall’inizio degli anni Novanta, negli ultimi due anni hanno fatto registrare una lievissima inversione di tendenza. Attualmente, tra i 27 Paesi membri rimangono solo due produttori di carbon fossile: Polonia e Repubblica Ceca. Nel 1990 erano 13. La Polonia e la Germania, rispettivamente con il 38 e il 25 per cento, insieme rappresentano quasi i due terzi del consumo totale di hard coal nell’Unione, seguite da Italia, Paesi Bassi, Francia, Spagna e Repubblica Ceca.