Bruxelles – Dopo circa quattro ore di discussioni, gli ambasciatori degli Stati membri presso l’Unione Europea (Coreper) hanno convalidato venerdì (16 giugno) poco dopo le diciannove l’accordo con il Parlamento europeo sulla revisione della direttiva sulle energie rinnovabili, uno dei dossier più importanti del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ rimasto bloccato in Consiglio dallo scorso 17 maggio a causa delle crescenti pressioni francesi sul riconoscimento dell’energia nucleare nella politica energetica dell’Unione.
A quanto apprende Eunews, l’accordo tra gli ambasciatori è stato possibile grazie a una modifica marginale al testo dell’intesa con l’Eurocamera, con l’inserimento di un ‘considerando’ per dare la possibilità ad alcuni impianti di ammoniaca di scontare, ai fini del raggiungimento del target di energia rinnovabile previsto per l’industria, l’idrogeno da nucleare. L’intesa prevede una dichiarazione della Commissione e sarà la presidenza a verificare se il considerando va bene al Parlamento, l’altro co-legislatore. Dopo l’intesa tra gli ambasciatori, ora l’accordo dovrebbe essere formalmente adottato dal Consiglio Ue, probabilmente già oggi al Consiglio Energia che si riunisce a Lussemburgo. Sarà poi l’Eurocamera – prima in commissione Itre, poi in plenaria, – ad adottare l’accordo prima della pubblicazione in Gazzetta.
L’accordo sulla revisione della direttiva era stato raggiunto il 30 marzo scorso per alzare l’obiettivo vincolante di quota di rinnovabili fino al 42,5 per cento entro il 2030, dall’attuale 32 per cento previsto dalla direttiva del 2018. Anche in fase di negoziato, Stati e Parlamento Ue hanno raggiunto a fatica un accordo, divisi proprio sul riconoscimento dell’idrogeno prodotto da energia nucleare su spinta francese. Ma alla fine l’intesa è stata raggiunta con un compromesso che prevede che le industrie aumentino l’uso di energie rinnovabili dell‘1,6 per cento all’anno, con una quota del 42 per cento dell’idrogeno che utilizza fonti rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) da raggiungere entro il 2030 e il 60 per cento entro il 2035.
Combustibili rinnovabili di origine non biologica sono principalmente idrogeno rinnovabile (prodotto attraverso elettrolisi dell’acqua) e combustibili sintetici a base di idrogeno. L’intesa prevede che gli Stati membri possano approfittare di uno ‘sconto’ del 20 per cento sul contributo dell’idrogeno rinnovabile nel settore industriale attraverso l’idrogeno prodotto dall’energia nucleare. Lo sconto è possibile quando il contributo nazionale raggiunge il contributo vincolante per l’Ue (ovvero la quota del 42,2%) e quando la quota di idrogeno da combustibili fossili consumata nello Stato membro è inferiore al 23% nel 2030 e al 20 nel 2035. Lo sconto del 20 per cento era stato pensato proprio per andare incontro alle richieste francesi ed è stato esteso anche agli impianti di ammoniaca.
Il blocco francese sul nucleare ha bloccato per effetto a catena anche il regolamento sui carburanti green per l’aviazione, dal momento che la Germania – a sua volta capofila degli Stati membri più ostili a riconoscere l’energia dell’atomo tra le fonti pulite in senso proprio – ha collegato l’approvazione del regolamento ‘RefuelEu’ alla revisione della direttiva sulle rinnovabili in una logica “a pacchetto”. Una volta sbloccato l’accordo sulla direttiva red, è stato approvato nel corso della riunione di venerdì anche il regolamento sui carburanti green per l’aviazione.