Bruxelles – Dopo un anno di indagini svolte dalla commissione speciale sull’uso di Pegasus e di spyware di sorveglianza, con missioni in cinque Paesi e colloqui con oltre 200 interlocutori, il Parlamento europeo approva a larga maggioranza – 441 voti a favore, 97 contrari e 37 astenuti- una risoluzione non legislativa in cui chiede agli Stati coinvolti che vengano avviate inchieste credibili e alle istituzioni Ue l’introduzione di normative più vincolanti contro l’uso illecito di software di sorveglianza.
“Il modo in cui è stato abusato l’utilizzo di spyware in alcuni stati membri è inaccettabile e minaccia la democrazia e lo stato di diritto“, ha dichiarato il presidente della commissione speciale, Jeroen Lenaers. È questo il nocciolo della questione: se tutto ciò che riguarda la sicurezza nazionale è di competenza esclusiva degli Stati membri, nel momento in cui viene attaccato lo stato di diritto l’Unione europea ha il diritto di intervenire.
Gli usi illeciti di spyware in Ungheria, Polonia, Grecia, Cipro e Spagna
Così la delegazione dell’Eurocamera incaricata delle indagini ha compiuto, dall’aprile 2022, missioni in Israele – dove sono stati sviluppati malware come Pegasus e Predator-, e nei Paesi Ue sotto la lente d’ingrandimento, Ungheria, Polonia, Grecia, Cipro e Spagna. A Budapest, che avrebbe spiato oltre 300 obiettivi nel Paese, tra cui dieci avvocati, un politico di opposizione e almeno cinque giornalisti, e Varsavia, che avrebbe speso 5,4 milioni di euro del Fondo per la giustizia per acquistare il software israeliano, le raccomandazioni maggiori: rispettare le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e ripristinare l’indipendenza della magistratura e degli organi di controllo, subordinare l’utilizzo di spyware a un’autorizzazione indipendente e specifica da parte dell’autorità giudiziaria, avviare indagini credibili sui casi di abuso e garantire che i cittadini abbiano accesso effettivo alla giustizia.
Al governo greco del conservatore Kyriakos Mitsotakis, che avrebbe incaricato l’intelligence nazionale di spiare l’eurodeputato e capo dell’opposizione socialista, Nikos Androulakis, e alcuni giornalisti attraverso l’uso dello spyware Predator, l’Eurocamera chiede di “ripristinare e potenziare urgentemente le garanzie istituzionali e giuridiche”, abrogare le licenze di esportazione che sono in contrasto con la normativa Ue sul controllo delle esportazioni e rispettare l’indipendenza dell’Autorità ellenica per la sicurezza e la riservatezza delle comunicazioni.
Non si salva neanche Cipro, Paese che secondo gli eurodeputati è diventato, grazie alla totale assenza di un quadro normativo di riferimento, la porta d’ingresso all’Europa per i software di spionaggio israeliani. Nicosia “dovrebbe abrogare tutte le licenze di esportazione non in linea con la normativa Ue”, si legge nella risoluzione. Infine, le autorità spagnole dovrebbero garantire un’indagine “completa, equa ed efficace” sul CatalanGate, l’inquietante vicenda in cui almeno 47 persone, tra politici e attivisti catalani, sono stati presi di mira dallo spyware Pegasus e sulla quale non è chiaro chi abbia autorizzato l’attività di spionaggio.
Norme chiare per prevenire gli abusi
L’Eurocamera esorta le altre istituzioni europee ad agire perché, come sottolineato dalla relatrice Sophie In ‘t Veld (Renew), “dovrebbero sentire l’urgenza” di rispondere a quella che è una vera e propria “crisi di valori e dello stato di diritto”. Strasburgo ha indicato la strada: limitazioni più stringenti all’utilizzo di spyware, solo in casi eccezionali, per uno scopo predefinito e per un periodo di tempo limitato. E poi, tutela dei dati protetti dal segreto professionale, di quelli che riguardano politici, medici e mezzi di informazione, a meno di un comprovato coinvolgimento in attività criminali. Secondo l’Eurocamera è necessario inoltre che Bruxelles introduca una definizione giuridica comune che stabilisca quando è possibile invocare la sicurezza nazionale come giustificazione per l’uso di tali software.
“Mi aspetto che la Commissione e il Consiglio ci riferiscano, prima della pausa estiva, come intendono dare seguito a ciascuna delle raccomandazioni. Ci assicureremo che vengano attuate, è qui che inizia il lavoro del Parlamento europeo”, ha promesso l’eurodeputata di Renew. Che teme l’immobilismo calcolato della Commissione, in un ambito che irriterebbe diversi governi nazionali a un anno dal cambio della legislatura. “Il nostro report è già stato adottato un mese fa. Cosa sta aspettando la Commissione?”, ha incalzato Sophie In ‘t Veld.