Bruxelles – Dopo la proposta della Commissione Ue, è il Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) la prima istituzione europea ad adottare la propria posizione sulla riforma del mercato elettrico. “Il file più delicato degli ultimi anni” – come lo ha definito la presidente della sezione Trasporti, energia, infrastrutture e società dell’informazione (Ten), Baiba Miltoviča, in un punto con la stampa di Bruxelles – è stato adottato oggi (14 giugno) nel corso della sessione plenaria, spianando la strada all’orientamento del Comitato su quanto messo sul tavolo dal gabinetto von der Leyen esattamente tre mesi fa.
In estrema sintesi, nella posizione approvata dai 329 membri del Cese viene sottolineato il fatto che la Commissione “avrebbe dovuto adottare misure più incisive per adattare la struttura del mercato elettrico alla nuova realtà, che richiede una gestione simultanea della sostenibilità, dell’accessibilità economica e della sicurezza dell’approvvigionamento”. Ma allo stesso tempo il Comitato sostiene “con forza” la proposta dell’esecutivo comunitario di responsabilizzare i consumatori “creando il diritto di condividere direttamente l’energia rinnovabile“. E lo fa con alcune proposte anche più ambiziose della Commissione stessa. “La fornitura di energia è classificata come servizio di interesse generale, è quindi necessario creare un quadro normativo per l’energia del futuro che garantisca sia una fornitura di energia rispettosa dell’ambiente, accessibile e affidabile, sia il diritto all’energia”, si legge nella relazione firmata da Jan Dirx e Christophe Quarez: “Per garantire un approvvigionamento energetico di base a prezzi accessibili, il Cese ritiene che la nuova struttura del mercato debba garantire un approvvigionamento energetico di base a prezzi regolamentati“.
Assume particolare rilevanza, nel contesto di una riforma del mercato elettrico, la precisazione secondo cui “la liberalizzazione deve essere esaminata criticamente in termini di sostenibilità, accessibilità e sicurezza dell’approvvigionamento“, dal momento in cui la crisi scatenatasi con le conseguenze della guerra russa in Ucraina “dimostra che i mercati energetici liberalizzati non sono in grado di soddisfare queste esigenze e non creano sufficienti incentivi e sicurezza di investimento per le energie rinnovabili”. A proposito della messa a terra sul lungo periodo dei tre obiettivi, il Comitato indica i governi come responsabili, “perché il mercato non li combinerà e non li realizzerà spontaneamente”. Ecco perché il modello previsto è ibrido, “in cui le forze di mercato e la gestione orientata agli obiettivi portano congiuntamente a un funzionamento ottimale del mercato nel quadro degli obiettivi stabiliti”. Questo modello dovrebbe poi creare una “E-facility” (una struttura per la gestione dell’elettricità) istituita da ogni governo nazionale “che acquisti l’elettricità dai produttori e la venda ai fornitori di clienti domestici, alle Pmi, alle Comunità energetiche di cittadini e ai grandi consumatori, e, se opportuno e possibile, ad altri Paesi”. Lo scopo di questa struttura sarebbe quello di “stipulare contratti a lungo termine con i produttori di energia elettrica sulla base di gare d’appalto“.
La seconda relazione approvata dalla plenaria del Cese, firmata da Alena Mastantuono e Lutz Ribbe, si concentra sul mercato dell’energia all’ingrosso dell’Ue e “risponde alle preoccupazioni dei consumatori, dell’industria e degli investitori per l’esposizione alla volatilità dei prezzi a breve termine, determinata dagli alti prezzi dei combustibili fossili“. La proposta tende a ottimizzare la struttura del mercato elettrico, “integrando i mercati a breve termine con un ruolo maggiore per gli strumenti a più lungo termine”, con l’obiettivo di consentire ai consumatori di “beneficiare di un maggior numero di contratti a prezzo fisso e facilitando gli investimenti nelle tecnologie pulite”. Tra le misure proposte ci sono quelle per “contrastare l’esposizione a picchi di prezzo a breve termine attraverso accordi di acquisto di energia e obblighi più prudenziali per i fornitori di energia” – in particolare per migliorare le condizioni di investimento per le imprese che spingono su una strategia di decarbonizzazione – ma anche per “migliorare il modo in cui le energie rinnovabili variabili e a basse emissioni di carbonio sono integrate nel mercato a breve termine”.