Bruxelles – Un’Aula un po’ più grande, con 11 seggi in più da ripartire tra nove Stati membri. Il Parlamento europeo lavora alla propria riorganizzazione in vista delle prossima legislatura, con la commissione Affari costituzionali che propone un nuovo assetto a partire dal 2024. La proposta di risoluzione, approvata con 15 voti a favore, 8 contrari e 5 astensioni, chiede di aumentare il numero di deputati europei dagli attuali 705 a 716. L’Aula si esprimerà nei prossimi giorni.
Secondo la proposta non cambierebbe nulla in termini di equilibri, nel senso che anche concedendo deputati europei in più l’ordine di grandezza delle delegazioni non verrebbe stravolto. Per i principali Paesi non cambierebbe nulla. A beneficiare della nuova organizzazione sarebbero Spagna, Paesi Bassi (2 seggi in più ciascuno), Austria, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Slovacchia, Slovenia (1 seggio ciascuno).
La decisione rientra nel processo di riorganizzazione scattata a seguito dell’uscita del Regno Unito dell’Ue. Dei 73 seggi lasciati liberi dai britannici, ne sono stati fin qui redistribuiti appena 27 tra 14 Stati membri. C’era dunque una ‘riserva’ di 46 posti per eventuali altri allargamenti o, eventualmente, la creazione di una circoscrizione trans-nazionale.
La riorganizzazione delle dimensioni dell’Aula del Parlamento segue una procedura tutta speciale. Il Parlamento propone, poi la decisione necessita dell’approvazione all’unanimità del Consiglio europeo, quindi dei capi di Stato e di governo degli Stati membri. Questi potrebbero anche rifiutare la proposta, col Parlamento che mantiene comunque potere di veto sull’operato dei leader. C’è dunque la possibilità di un conflitto inter-istituzionale, che nessuno vorrebbe. Lecito attendersi negoziati ‘sottotraccia’ o comunque dialoghi tra Bruxelles e le altre capitali.
“Abbiamo proposto una ripartizione che avrebbe la massima possibilità di incontrare l’approvazione unanime degli Stati membri in seno al Consiglio”, sostiene il relatore del testo, Loránt Vincze (Ppe). Si tratta di “una ripartizione che non toglie seggi a nessun paese, ma che aggiunge il numero minimo di seggi possibile, attingendo ai posti non assegnati oggi disponibili”.