Bruxelles – L’impresa (quasi) impossibile è stata realizzata. In poco meno di un mese l’ex-commissaria europea responsabile per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù, Mariya Gabriel, è riuscita a portare a compimento la mediazione tra i partiti per formare un nuovo governo in Bulgaria. E con l’approvazione formale del Parlamento nazionale è arrivato il via libera decisivo al nuovo esecutivo guidato dalla – fino a poche settimane fa improbabile – coalizione tra il partito conservatore Gerb (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) e il partito liberale e anti-corruzione Continuiamo il cambiamento – Bulgaria Democratica.
Con 132 voti a favore e solo 69 contrari (su 240 deputati) l’Assemblea nazionale della Bulgaria ha messo il sigillo ieri pomeriggio (6 giugno) sull’accordo di governo raggiunto lo scorso 22 maggio tra la candidata di Gerb e quello di Continuiamo il cambiamento, Nikolai Denkov. A giurare come primo ministro è stato proprio quest’ultimo, con Gabriel nominata vicepremier e ministra degli Esteri: fra nove mesi (attorno a inizio marzo 2024) i ruoli saranno invertiti e l’ex-commissaria europea diventerà prima ministra della Bulgaria. Nonostante le grosse difficoltà a raggiungere un accordo tra la prima e la seconda forza politica – fino all’ultimo i liberali sembravano essere irremovibili sull’impossibilità di formare un governo con i conservatori, accusati di corruzione – il rischio di scivolare verso il caos filo-russo e anti-europeista alle nuove elezioni ha convinto entrambi i partiti ad accettare un compromesso, rappresentato appunto dall’alternanza alla carica di premier e vicepremier nell’arco di 18 mesi di governo.
Tra le priorità del governo c’è quella di portare avanti la revisione completa del sistema giudiziario e mettere a terra le riforme anticorruzione, per cui è necessaria una maggioranza costituzionale di due terzi dei seggi in Parlamento (servono altri 28 deputati oltre a quelli che compongono la nuova maggioranza). Sul piano finanziario c’è poi da approvare con urgenza il bilancio 2023 e rispettare le richieste di Bruxelles per lo sblocco dei 6,27 miliardi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del Paese. Ultimo, ma non per importanza, l’obiettivo di fare ingresso nello spazio Schengen e nell’Eurozona. Nel dicembre dello scorso anno la Bulgaria è stata bloccata da Austria e Paesi Bassi nel suo percorso verso l’area che ha abolito le frontiere interne, in particolare per questioni riguardanti la gestione delle rotte migratorie e della protezione delle frontiere esterne dell’Unione. Parallelamente il Paese sta facendo i preparativi per adottare entro il primo gennaio 2024 la moneta ufficiale dell’Ue. Il nuovo governo dovrà anche combattere l’influenza russa nel settore della sicurezza di Sofia e garantire l’allineamento nel sostegno alla difesa dell’Ucraina contro l’invasione dell’esercito del Cremlino.
Chi è Mariya Gabriel
All’anagrafe Mariya Nedelcheva, la politica 43enne è un personaggio di lungo corso a Bruxelles, dopo gli studi in lingue e relazioni internazionali tra Bulgaria e Francia. Nel 2009 è stata eletta per la prima volta come eurodeputata tra le fila di Gerb, prendendo parte ai lavori delle commissioni per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale (Agri) e per le Petizioni (Peti), ma anche in quella speciale sulla Criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro. Nel 2014 è arrivata la rielezione al Parlamento Ue, quando è diventata capa-delegazione dei conservatori bulgari e vice-presidente del gruppo del Ppe: sotto la sua guida è stata preparata la Posizione strategica per il Mediterraneo dei popolari europei e ha partecipato come membro ai lavori della commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe).
Nel 2017 l’allora presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, aveva nominato Gabriel – su proposta dell’ex-premier Borissov – commissaria europea responsabile per il Digitale, prendendo il posto di Günther Oettinger, a sua volta chiamato a sostituire al Bilancio e risorse umane Kristalina Georgieva, oggi direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale e sei anni fa nominata direttrice generale della Banca Mondiale. Nel 2019 la nuova presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, aveva riconfermato la fiducia in Gabriel, nominandola commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù e affidandole il programma Horizon Europe, con una dotazione per il periodo 2021-2027 di 95,5 miliardi di euro.
Gabriel ha rassegnato le dimissioni da commissaria europea lo scorso 15 maggio, dopo quasi sei anni di servizio al Palazzo del Berlaymont. A un giorno di distanza dal passo indietro, la stessa ex-commissaria ha spiegato in un lungo thread su Twitter che “presentando le mie dimissioni alla presidente von der Leyen ho agito con responsabilità e ho dimostrato la mia lealtà nei confronti dei trattati dell’Ue e dell’ordinamento costituzionale della Repubblica di Bulgaria, ho rispettato le disposizioni del Trattato e del Codice di condotta per i membri della Commissione Europea”. Il portafoglio di competenze è stato spacchettato tra la vicepresidente esecutiva responsabile per il Digitale, Margrethe Vestager (Innovazione e ricerca) e il vicepresidente per lo Stile di vita europeo, Margaritis Schinas (Istruzione, cultura e gioventù), in attesa della nomina di un nuovo commissario dalla Bulgaria.
La fine dell’instabilità politica in Bulgaria
Con l’accordo di governo tra Gerb e Continuiamo il cambiamento è stata posta fine alla totale instabilità politica, che ha portato il Paese sull’orlo delle seste elezioni in poco più di due anni. Tutto era iniziato con l’esito delle elezioni del 4 aprile 2021, quando i conservatori si erano confermati come prima forza, ma in uno scenario politico estremamente frammentato: dopo tre mesi di negoziati falliti per la formazione di un esecutivo, il presidente Radev aveva deciso il ritorno anticipato alle urne. La propaganda anti-sistema aveva premiato il movimento populista C’è un popolo come questo, fondato dallo showman Slavi Trifonov alle elezioni dell’11 luglio. Dopo altri quattro mesi di trattative fallimentari tra i partiti, il presidente Radev era stato costretto a convocare nuove elezioni anticipate per novembre dello stesso anno.
Il 14 novembre 2021 un quarto delle preferenze erano andate al partito anti-corruzione Continuiamo il cambiamento, scavalcando i conservatori di Gerb e relegando nell’ombra i populisti di Trifonov. Con l’appoggio di queste due forze Kiril Petkov era stato nominato premier, per la prima volta con un senso di stabilità e programmazione per il futuro del Paese: sotto la sua guida sono stati portati avanti i colloqui con la Macedonia del Nord per superare la disputa identitaria che bloccava da dicembre 2020 l’apertura dei negoziati per l’adesione di Skopje all’Ue. Proprio questo impegno è stato fatale a Petkov, anche se non gli ha impedito di portare a compimento la revoca del veto. Prima il partito di Trifonov è passato all’opposizione e poi, il 22 giugno 2022, il governo è stato sfiduciato con una mozione presentata da Gerb.
Dopo un giro di consultazioni inconcludenti si è tornati al voto a ottobre, con il nuovo primo posto dell’ex-premier Borissov ma la solita incapacità di raggiungere un accordo di governo tra i partiti. Le ultime elezioni del 2 aprile hanno confermato l’ormai cronico stallo politico: le due formazioni più consolidate si ritrovano appaiate attorno al 25 per cento dei voti, mentre questa volta sono in ascesa nazionalisti filo-russi e anti-europeisti di Vazrazhdane. Anche per questo motivo è stata chiamata la politica di maggiore esperienza a livello europeo, per cercare di mettere fine a una crisi che avrebbe rischiato di portare il Paese nelle mani fi forze vicine al Cremlino al prossimo turno di elezioni anticipate.