La libertà dei media in Ungheria è “fortemente minacciata”. A denunciarlo è la commissaria europea per l’agenda digitale, Neelie Kroes che, con una nota, critica duramente la nuova “imposta sulla pubblicità” decisa dal governo di Viktor Orban. “Questa nuova tassa è stata introdotta in Parlamento in appena pochi giorni – denuncia Kroes – senza un significativo dibattito o consultazioni”. Non solo. “Apparentemente – continua la commissaria – si tratta di una imposta per aumentare le entrate ma in realtà colpisce in modo sproporzionato una sola società di media”. Si tratterebbe in particolare della RTL Group, gruppo lussemburghese che è, secondo Kroes “uno dei pochi canali in Ungheria che semplicemente non promuove una linea pro Fidesz”, il partito del premier Orban.
Secondo i calcoli della stessa azienda interessata, “RTL sarebbe l’unica società che dovrebbe affrontare il più alto livello dell’imposta, cosa che porterebbe perdite significative e metterebbe in pericolo la loro capacità di operare”, riporta la commissaria. In sostanza: “È difficile credere che l’obiettivo sia altro se non quello di spingerli fuori dall’Ungheria”, conclude la responsabile per l’agenda digitale europea. “Il governo ungherese – accusa – non vuole un’emittente neutrale e di proprietà straniera in Ungheria e sta usando una tasse ingiusta per cancellare garanzie democratiche, ed eliminare una sfida percepita al suo potere”.
Un fatto grave, secondo Kroes, tanto più perché non isolato. “È parte di un cammino profondamente preoccupante, un cammino contrario ai valori dell’Unione europea”, avverte. Già nel 2010, ricorda la commissaria, una nuova legge sui media li ha trasformati in entità soggette a interferenze politiche “violando la costituzione ungherese, le leggi dell’Ue e minacciando i diritti fondamentali”. Più tardi, continua Kroes, la radio dell’opposizione Klubradio ha perso la sua licenza: alla fine l’hanno riavuta indietro ma l’episodio ha rivelato, secondo la denuncia giunta anche dal Parlamento europeo, “pratiche di appalto parziali e opache”. E ancora, nel 2013 nuove leggi hanno imposto restrizioni sulle campagne politiche e solo il mese scorso il direttore del giornale online ORIGO è stato licenziato dopo aver scoperto uno scandalo politico: “molti collegano il suo licenziamento a pressioni politiche”, aggiunge Kroes.
La falla nel sistema informativo ungherese è evidenziata, secondo Kroes, anche da un recente studio dell’Osce. “Ha mostrato che nella corsa alle recenti elezioni, la maggior parte dei canali televisivi monitorati hanno mostrato “pregiudizio significativo” verso il partito di governo Fidesz; con RTL unica eccezione”, sottolinea. Il quadro è quello di “un settore media che è (nel migliore dei casi) incerta e che si auto-censura; e nel caso peggiore partigiano, se non controllato dal governo”.
“Una copertura equa ed imparziale è una funzione fondamentale per un sistema di media libero e plurale”, conclude Kroes, secondo cui “indebolirlo e tentare di mettere a tacere il dibattito è un attacco alla democrazia ungherese”. Un attacco, dice, che “non possiamo restare a guardare come spettatori inermi”.