Bruxelles – ‘No’ alla presidenza ungherese di turno del Consiglio dell’Ue finché non sarà ripristinato un pieno rispetto dello stato di diritto nel Paese. Il Parlamento europeo continua nello scontro frontale col governo Orban, ora con un mozione di risoluzione che invita gli Stati membri a rivedere il calendario delle presidenze. Un testo che nella pratica può poco, perché i lavori del Consiglio sono gestiti internamente, autonomamente, a livello di singola istituzione Ue. Il Parlamento non può impedire al Consiglio di autoregolarsi, e allora mette pressione. Forte.
Popolari (Ppe), socialdemocratici (S&D), liberali (Re), Verdi, sinistra radicale, nel dettagliato documento, che ricorda tutte le criticità democratiche nel Paese, sottolineano “l’importante ruolo della presidenza del Consiglio nel portare avanti i lavori del Consiglio sulla legislazione dell’Ue”. La grande coalizione si chiede “come l’Ungheria sarà in grado di adempiere in modo credibile a questo compito nel 2024, alla luce del suo mancato rispetto del diritto dell’Ue”. Per tale ragione gli Stati membri sono esortati a “trovare quanto prima una soluzione adeguata”. Una richiesta aperta nella formula, ma che si traduce in una forte ed inedita pressione per far slittare la presidenza ungherese, prevista per la seconda metà del 2024.
Lo strappo annunciato si consumerà la prossima settimana, in occasione dei lavori d’Aula a Strasburgo. La mozione di risoluzione, il cui voto è calendarizzato per il primo giugno, verrà certamente approvata visto il sostegno di tutti i principali gruppi parlamentari, che promettono di “prendere le misure appropriate” del caso qualora la questione ungherese non fosse risolta nel mentre. Non è chiaro, nei fatti, cosa potrà fare l’Eurocamera, decisa però a continuare a mettere pressione sul governo di Budapest.