Bruxelles – Nessuna incertezza come temuto alla vigilia del voto. Il quadro che emerge dalle elezioni in Grecia svoltesi ieri (21 maggio) è chiarissimo: i conservatori di Nuova Democrazia non hanno risentito di alcuna crisi di logoramento o di varie accuse di erosione dei diritti fondamentali nel Paese e hanno trionfato alle urne, doppiando come numero di voti i principali sfidanti, la Coalizione della Sinistra Radicale – Alleanza Progressista (Syriza). Un vero e proprio terremoto politico che mette le ali al premier uscente, Kyriakos Mitsotakis, pronto ora a puntare tutte le sue carte sul secondo turno previsto dal sistema elettorale greco per conquistare la maggioranza assoluta dei seggi al Parlamento monocamerale.
Il “terremoto politico” in Grecia – come lo stesso Mitsotakis l’ha definito – si concretizza in un 40,8 per cento per il partito di centro-destra al governo dal 2019. Al secondo posto si sono piazzati i progressisti dell’ex-premier Alexis Tsipras, con un 20,1 per cento che assume i contorni di un tracollo, dal momento in cui nemmeno alleandosi con la terza forza – il Movimento Socialista Panellenico (Pasok), all’11,5 per cento – c’è la minima possibilità di insidiare da vicino Nuova Democrazia. Un altro caduto eccellente, in controtendenza rispetto alle previsioni delle scorse settimane, è stato il Movimento per la democrazia in Europa 2025 dell’ex-ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che con il 2,6 per cento dei voti è rimasto fuori dal Parlamento, mentre sono cresciuti sia il Partito Comunista (7,2) sia l’estrema destra nazionalista di Soluzione Greca (4,5).
Quanto emerge dalle urne è una battuta d’arresto senza appello per la principale forza di opposizione durante la legislatura appena conclusa e una vittoria quasi perfetta per Mitsotakis, a soli cinque seggi dal conquistare la maggioranza assoluta in Parlamento già al primo turno (146 su 300). Nessun sondaggio aveva previsto un risultato simile, dal momento in cui si consideravano probabili delle conseguenze sull’orientamento degli elettori da due fattori di instabilità per il governo uscente. Da una parte le accuse di responsabilità indirette di Nuova Democrazia che hanno portato al disastro ferroviario dello scorso primo marzo a Larissa, e dall’altra lo scandalo Predator che ha visto al centro il premier di centro-destra, accusato di aver utilizzato lo spyware israeliano contro membri della società civile, giornalisti e oppositori politici, compreso l’eurodeputato e leader di Pasok, Nikos Androulakis. Niente di tutto ciò si è concretizzato, al contrario: il ministro dei Trasporti che si era dimesso dopo l’incidente ferroviario, Kostas Karamanlis, è stato rieletto con il numero maggiore di voti nella circoscrizione elettorale della Grecia settentrionale. Il trionfo di Nuova Democrazia si prevede poi che rafforzi la posizione del partito greco all’interno della famiglia politica del Partito Popolare Europeo (Ppe): “Siamo il governo di centro-destra più forte dell’Unione Europea“, ha rivendicato Mitsotakis.
Il secondo turno delle elezioni in Grecia
A questo punto per Mitsotakis si aprono due strade percorribili. Da una parte, se volesse cercare di formare subito una coalizione di governo, potrebbe puntare sui socialisti di Pasok, usciti rafforzati dalle urne rispetto a quattro anni fa. Tuttavia, lo scenario è tra l’improbabile e l’impossibile, considerato proprio lo scandalo sull’uso dello spyware Predator che ha visto il leader socialista Androulakis principale obiettivo da parte della forza di governo conservatrice. Ma anche per la volontà del premier uscente di formare un governo monocolore: “Il popolo ha voluto scegliere una Grecia gestita da Nuova Democrazia senza l’aiuto di altri“, ha messo in chiaro Mitsotakis nel suo discorso post-vittoria. Ecco perché la presidente greca, Katerina Sakellaropoulou, affiderà al premier uscente il mandato di formare una colazione di governo, che lo stesso Mitsotakis verosimilmente rifiuterà. L’incarico passerà poi a Syriza e Pasok, che non hanno i numeri per mettere in piedi un’alternativa, e di conseguenza si formerà un esecutivo di transizione che traghetterà il Paese al secondo turno di voto, previsto per il 25 giugno o 2 luglio.
La strategia di Nuova Democrazia poggia sul complesso sistema elettorale in vigore in Grecia dal 2020. Il primo turno è basato su un sistema di tipo proporzionale con un premio di maggioranza per il partito che raggiunge il 40 per cento dei voti. In caso non sia possibile mettere in piedi una maggioranza parlamentare – come quasi sicuramente nel caso di queste elezioni – il complicato sistema elettorale greco prevede il passaggio da un secondo turno maggioritario, che assicura al partito più votato un bonus di 20 seggi supplementari. Tutto ciò che serve al partito di Mitsotakis per formare un nuovo esecutivo monocolore non risicato e sufficientemente stabile per governare per altri quattro anni senza compromessi con altre forze in Parlamento.