Bruxelles – L’Italia cresce più del previsto nel 2023, ma nel 2024 crescerà poco e sarà ultima per espansione economica. Pesa certamente l’inflazione, ma pure un sistema che richiede riforme. Le previsioni economiche di primavera della Commissione europea contengono messaggi in contrasto tra loro. Da una parte un miglioramento dei principali indicatori macro-economici, ma allo stesso tempo debolezza.
Sulla scia di un miglioramento generale la Commissione rialza le stime anche per il Paese. Bruxelles riconosce uno 0,3 per cento di crescita in più per l’anno in corso e 0,1 per cento in più per il 2024. Vuol dire che espansione del Pil all’1,2 per cento nel 2023 e all’1,1 per cento nel 2024. Quest’anno l’Italia saprà fare meglio anche di Germania (0,2 per cento) e Francia (0,7 per cento), ma poi verrà superata da tutti quanti, e il prossimo anno l’Italia tornerà fanalino di coda per ritmo di espansione.
Si renderà dunque necessario come non mai attuare il piano nazionale per la ripresa (Pnrr) e saper spendere i soldi del Recovery Fund che servono per finanziarlo. Perché la Commissione basa le sue stime sull’assunto che l’Italia faccia ciò che deve. “Si prevede che il lancio di progetti finanziati dal Revovery Fund sosterrà gli investimenti, anche in beni immateriali per la transizione digitale”.
Un messaggio per il governo Meloni, già alle prese coi primi ritardi e i primi problemi nel rispetto delle tabelle di marcia. “Il contributo del Pnrr è fondamentale per l’Italia“, sottolinea Gentiloni. “Abbiamo stimato un contributo di due punte e mezzo di crescita in tre anni, che non è poco”. Quindi il Pnrr “è un’occasione straordinaria che l’Italia, come tutti, deve fare di tutto per cogliere”.
Sul dato italiano pesano due fattori: misure ancora allo studio nel governo che la Commissione non ha potuto valutare né considerare, e livelli di investimento che l’esecutivo comunitario ritiene diversi rispetto alle stime del governo. “Ciò non toglie che la situazione è positiva”, continua Gentiloni. Il segno ‘più’ di fronte al dato del Pil tricolore del resto non è messo in discussione. Inoltre non c’è crescita da ‘zero virgola’ e il Commissione fa fede questo.
Certo, bisogna stare attenti alla spesa, perché “politiche di bilancio espansive potrebbero alimentare l’inflazione”, avverte Bruxelles. Per due motivi. Il primo è che nel caso italiano, dove l’inflazione è prevista al 6,1 per cento quest’anno (ma in calo al 2,9 per cento nel 2024) la crescita risente di “prezzi più elevati frenano i consumi privati”. Il secondo perché ci sono conti da rimettere in ordine e mantenere su quella traiettoria discendente che la Commissione vede.
Il rapporto deficit/Pil quest’anno è previsto ridotto al 4,5 per cento del Pil rispetto all’8,6 per cento del 2022, sulla scia della parziale eliminazione delle misure di sostegno all’energia, per poi ridursi ulteriormente nel 2024, attestandosi al 3,7 per cento. Un valore sopra la soglia di riferimento del 3 per cento che potrebbe legare le mani. Nell’Ue alle prese con la riforma del patto di stabilità, tra le regole oggetto del negoziato c’è quelle che prevede che per chi oltrepassa il 3 per cento si debba produrre una riduzione di mezzo punto percentuale l’anno.
Diminuisce anche il debito. Dal 144,4 per cento in rapporto al Pil del 2022, si prevede al 140,4 per cento alla fine di quest’anno e al 140,3 per cento il prossimo. Il commissario per un’Economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis, non è sufficientemente sollevato da questo, e insiste: “Con i prezzi dell’energia chiaramente in calo, i governi dovrebbero essere in grado di eliminare gradualmente le misure di sostegno e ridurre il loro debito”.