Europei popolo bio, è proprio il caso di dirlo. Secondo l’ultimo rapporto sull’agricoltura biologica pubblicato dalla Commissione Ue emerge che il settore è in continua crescita. Negli ultimi dieci anni sia il numero di aziende agricole biologiche sia la superficie dedicata a questo tipo di colture sono cresciute di oltre il 50%. Si stima un aumento di 500 mila ettari l’anno per la superficie biologica dell’Unione europea, per un totale di 9,6 milioni di ettari suddivisi tra le oltre 186 mila aziende.
Numeri da capogiro accompagnati da una fotografia di quelle che sono le coltivazioni più diffuse in Europa e da un ritratto dei nuovi imprenditori agricoli che si affacciano sul mercato. Il rapporto, che si basa su un altro studio della Commissione pubblicato nel 2013, mostra che i modelli di produzione biologica variano significativamente da uno Stato membro dell’Ue all’altro, anche se si evidenziano alcuni trend. La quota maggiore della superficie biologica risulta occupata dai pascoli permanenti (45%), seguiti dalla coltivazione dei cereali (15%) e da altre colture permanenti (13%). La produzione biologica di origine animale rimane tuttavia ancora limitata rispetto a quella totale dell’Ue, contando solo l’1%.
Ma chi sono gli imprenditori del biologico? Secondo il rapporto della Commissione europea sono molto più giovani dei colleghi che si dedicano all’agricoltura tradizionale. Nel 2010, gli agricoltori di età inferiore ai 55 anni rappresentavano il 61,3% del totale nel settore biologico, ma solo il 44,2% nell’agricoltura non biologica. Per rispondere a questo crescente impulso del bio la Commissione ha proposto regole aggiornate per il settore che sono attualmente in discussione al Parlamento e al Consiglio europeo. Le nuove norme mirano al miglioramento del sistema attuale in modo che il settore possa crescere in modo sostenibile, garantendo la tutela dei consumatori. Tra le proposte il rafforzamento dei controlli, la facilitazione del passaggio dei piccoli agricoltori all’agricoltura biologica introducendo la possibilità di aderire a un sistema di certificazione di gruppo e una semplificazione della burocrazia per ridurre i costi amministrativi a carico dei produttori.