Bruxelles – L’Eurozona attende l’Italia, ma non attenderà all’infinito. Sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità si prende atto delle logiche nazionali, ma il vaso è colmo. “Le aspettative, quando un accordo politico è raggiunto tra rappresentanti di governo, rispondono a questo impegno delle parti“, ammettono fonti europee, non senza un certo tono di disappunto. “E’ il caso di ascoltare attentamente quali siano i piani del governo italiano“, e l’Eurogruppo in programma la prossima settimana, il 15 maggio, sarà l’occasione per tornare a fare pressioni sul ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
E’ previsto un confronto sull’Unione bancaria e il suo completamento, che non può avvenire senza l’entrata in vigore dei nuovi compito del Mes riformato. Per questo serve che tutti gli Stati membri completino l’iter di ratifica parlamentare, che in Italia è fermo e per cui la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha pubblicamente chiuso le porte.
Il punto, chiariscono a Bruxelles, è che quando si parla di risolvere problemi di liquidità delle banche “non possiamo farlo senza considerare il cuscinetto fianziario (backstop) e il fondo di risoluzione unica”, a cui il Mes avrebbe dovuto iniziare a fornire soldi dall’1 gennaio del 2022. “Mi aspetto che il ministro delle Finanze italiano dia spiegazioni“, sottolinea la stessa fonte.
Per Giorgetti la riunione della prossima settimana rischia di tramutarsi in un vero e proprio assedio da parte degli alleati. Perché al netto di dinamiche di politica nazionale, non c’è solo una questione di credibilità e affidabilità dell’Italia, ma la tenuta dell’intera eurozona.