Strasburgo, dall’inviata – L’undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia è sul tavolo dei Ventisette Stati membri. La Commissione europea ha inviato venerdì scorso (5 maggio) la proposta agli ambasciatori dei 27, che ora ne discuteranno per la prima volta mercoledì riuniti al Coreper (il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue) per poi tornare sull’argomento anche il prossimo venerdì.
A confermarlo durante il briefing quotidiano con la stampa a Bruxelles è stato oggi il portavoce della Commissione Eric Mamer, senza sbilanciarsi molto sul contenuto della proposta. Ma un fatto è certo. Come previsto e come già anticipato nelle linee, il pacchetto riguarderà principalmente il rafforzamento delle misure anti-elusione delle misure restrittive già in essere contro la Russia, in particolare il divieto di esportazione di alcuni beni. “Vogliamo assicurarci che i beni la cui esportazione è vietata nei confronti della Russia non trovino una strada” alternativa per entrare e “principalmente i settori militare-industriale”, ha spiegato Mamer nel corso del briefing.
Secondo quanto confermano fonti europee, la prima discussione tra gli ambasciatori è in programma mercoledì al Coreper (comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue), a cui ne seguirà una seconda venerdì. Il lavoro sull’undicesimo pacchetto di sanzioni è iniziato ormai quasi un mese fa, attraverso i cosiddetti ‘confessionali’, ovvero colloqui riservati tra la Commissione e gruppi di ambasciatori con l’idea di raccogliere umori e considerazioni da parte dei governi nell’ottica di arrivare a presentare una proposta sulla base di quei commenti. L’ultimo pacchetto di misure restrittive, il decimo, è stato simbolicamente approvato lo scorso 24 febbraio, in occasione del primo anniversario dell’inizio dell’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina.
Da lì, le discussioni sui passi in avanti da fare è andata a rilento. Alcune delegazioni, come la Germania, stanno insistendo sulla necessità di colpire lì dove ancora non ha colpito, ovvero l’industria nucleare del Cremlino. Il tema aveva trovato i governi europei divisi a febbraio scorso mentre erano alle prese con la preparazione del decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, quando a insistere sulla necessità di colpire l’industria nucleare di Mosca nelle sanzioni era stato in primis il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che il 9 febbraio era a Bruxelles per prendere parte al Vertice Ue insieme ai leader dei 27. A quel punto i governi erano ancora reticenti all’idea e l’industria dell’atomo non è finita nel pacchetto, ma probabilmente non finirà neanche nell’11esimo.
Il nuovo pacchetto di sanzioni dovrebbe concentrarsi in particolare su come rafforzare misure anti-elusione delle misure restrittive esistenti. Kiev chiede di prendere di mira in particolare Rosatom, il colosso di stato russo, fondato nel 2007, che controlla l’energia nucleare civile e l’arsenale di armi dell’atomo del Paese, oltre che l’attuale gestore della centrale nucleare occupata di Zaporizhzhia, nell’Ucraina orientale. L’Unione europea dipende dalla Russia anche per le importazioni di uranio, una componente essenziale per la produzione di energia nucleare. Secondo le ultime stime disponibili dell’agenzia di approvvigionamento di Euratom (la Comunità europea dell’energia atomica), nel 2020 il 20 per cento dell’uranio naturale importato in Ue arrivava proprio da Mosca, seconda solo al Niger.