Bruxelles – “Le prospettive di inflazione continuano ad essere troppo elevate per troppo tempo”. E’ sulla base di questo contesto che la Banca centrale europea decide di mettere mano ancora una volta ai tassi, aumentandoli dello 0,25 per cento. Una scelta che ricalca quelle già adottate negli ultimi mesi, e che fa sì che dal 10 maggio il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale raggiungerà il 3,75 per cento, il tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale toccherà quota 4 per cento e il tasso di interesse sulla linea di deposito arriverà a 3,25 per cento.
La decisione del Consiglio direttivo della Bce di alzare di un quarto di punto i tassi si deve al fatto che se da una parte “l‘inflazione complessiva è diminuita negli ultimi mesi”, dall’altra parte “le pressioni sottostanti sui prezzi rimangono forti“. Lo dimostra il ‘caro-spesa’. L’indice del costo dei prodotti alimentari rimane elevato attestandosi al 13,6 per cento ad aprile, dopo il 15,5 per cento di marzo.
L’aggiustamento al rialzo deciso oggi (4 maggio) potrebbe non essere l’ultimo. L’istituzione di Francoforte è decisa a fare in modo che i tassi ufficiali “siano portati a livelli sufficientemente restrittivi per conseguire un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2 per cento e saranno mantenuti a tali livelli per tutto il tempo necessario”.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, non ci gira troppo attorno. “Permangono significativi rischi al rialzo per le prospettive di inflazione“. Questi includono le pressioni esistenti sulle infrastrutture energetiche che “potrebbero portare i prezzi al dettaglio più alti del previsto nel breve termine”. Inoltre, la guerra della Russia contro l’Ucraina “potrebbe nuovamente far salire i costi dell’energia e del cibo”. Di fronte a queste eventualità, non si vogliono correre rischi. Perché, sottolinea Lagarde, “un aumento duraturo delle aspettative di inflazione al di sopra del nostro obiettivo potrebbe anche far aumentare l’inflazione, anche nel medio termine“.
Si rischia dunque di trascinarsi un’alta inflazione oltre il periodo ipotizzato, nel Vecchio continente come nel ‘nuovo mondo’. Il Fondo monetario stima che ci saranno Stati membri dell’Ue che non riusciranno a liberarsi della zavorra inflattiva prima del 2025. La Bce vuole evitare che ciò possa verificarsi oltre quell’orizzonte temporale.