Bruxelles – La Commissione europea è pronta a svelare il piano per aumentare la capacità industriale della difesa dell’Unione europea. Portato a termine un vero e proprio ‘tour della difesa’ in oltre dieci capitali degli Stati membri, il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, presenterà domani (3 maggio) i dettagli della proposta per rafforzare la capacità dell’Ue di produzione di munizioni, portandola ad almeno un milione di munizioni su base annuale.
“Dobbiamo urgentemente intensificare la produzione, l’approvvigionamento e la consegna di munizioni. Per questo domani la Commissione Ue presenterà il piano a sostegno della produzione di munizioni”, ha confermato in un tweet la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in visita in Repubblica ceca.
Glad to meet with @prezidentpavel in Prague.
I thanked him for Czechia's staunch support to Ukraine.
We need to urgently step up production, procurement, delivery of ammunition.
This is why the @EU_Commission will present the Act in Support of Ammunition Production tomorrow. pic.twitter.com/irJzLKIIog
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) May 2, 2023
Nel contesto della guerra di Russia in Ucraina, gli Stati membri Ue hanno invitato la Commissione europea a presentare una proposta per potenziare con urgenza l’aumento della capacità produttiva dell’industria europea della difesa, garantendo le catene di approvvigionamento, agevolando le procedure di appalto e anche ponendo rimedio alle carenze di capacità produttiva e promuovere gli investimenti. L’idea – che dovrebbe essere confermata domani dopo la riunione del collegio dei commissari – è quella di ricorrere anche ai fondi comuni del bilancio comunitario per dare una spinta all’industria comune della difesa. “Questa legge sosterrà l’aumento della produzione di munizioni in Europa”, ha spiegato ancora von der Leyen. A detta della presidente, prevederà una regolamentazione più snella con una procedura di autorizzazione rapida. “La proposta prevede un finanziamento dell’Ue di 500 milioni di euro, che si aggiunge a circa un miliardo di euro in totale, con gli Stati membri che cofinanziano il finanziamento della Commissione europea di 500 milioni di euro”, ha spiegato ancora.
Dopo i vaccini e il gas, a luglio dello scorso anno la Commissione europea ha proposto al Parlamento europeo e al Consiglio attraverso un regolamento di impegnare 500 milioni di euro dal bilancio europeo (per gli anni 2022-2024) per facilitare l’acquisto congiunto di armi a livello europeo, con il doppio obiettivo di ristabilire il livello di scorte, in parte ridimensionate a causa del sostegno dato all’Ucraina nella guerra provocata dalla Russia, e contribuire alla costruzione di una industria europea della difesa. Parte del piano che sarà svelato nelle prossime ore potrebbe essere finanziato attraverso queste risorse.
Nei mesi di marzo e aprile, Breton ha fatto tappa in Bulgaria il 15 marzo, in Francia il 20 marzo, poi ancora in Repubblica ceca e la Slovacchia il 22 marzo, in Polonia il 27 marzo, in Romania il 12 aprile. Il 13 aprile scorso Breton ha visitato anche l’Italia, incontrando il ministro della difesa, Guido Crosetto, e la premier Giorgia Meloni. In Italia Breton ha visitato la sede di Colleferro dell’azienda Simmel Difesa, poi quella di Leonardo a La Spezia. E’ poi stata la volta della Svezia il 19 aprile e Slovenia e Croazia il 20 aprile e infine la Grecia il 28. Il tour europeo di Breton – che dovrebbe concludersi nei prossimi giorni – serve a valutare le esigenze dell’industria della difesa e considerare eventualmente un ulteriore sostegno finanziario, possibilmente anche attraverso fondi dell’Ue, e affrontare possibili colli di bottiglia della catena di approvvigionamento.
Il problema si è posto da quando è iniziata la guerra in Ucraina e diversi Stati hanno iniziato a inviare munizioni a Kiev per la difesa. A Bruxelles è finora mancata l’idea di una vera e propria industria europea della difesa, che rimane una competenza nazionale. L’obiettivo di aumentare la capacità industriale della difesa è uno dei tre pilastri del piano concordato dai ministri degli Esteri lo scorso 20 marzo per consegnare all’Ucraina nei prossimi dodici mesi almeno un milione di munizioni di armi per difendersi dall’aggressione della Russia cominciata il 24 febbraio di un anno fa.
Il piano stabilito a marzo dai ministri dell’Ue si articola in tre fasi: un miliardo di euro mobilitato per la consegna immediata di munizioni attraverso le scorte degli Stati membri, un altro miliardo di euro per gli acquisti congiunti di armi e infine un aumento della capacità di produzione bellica a livello europeo. La prima fase del piano prevede di fornire munizioni di emergenza all’Ucraina, che sta affrontando carenze, attingendo alle scorte esistenti degli eserciti europei. Per compensare le risorse militari mobilitate per Kiev, i ministri hanno deciso di mobilitare il miliardo di euro citato da Borrell mobilitando i fondi dello strumento europeo per la pace (European Peace Facility), un fondo fuori dal bilancio europeo e utilizzato dall’inizio della guerra per rifornire di armi l’Ucraina. La svolta storica riguarda però la seconda componente del piano, che prevede di far acquistare agli Stati congiuntamente le munizioni, sul modello degli acquisti di vaccini e ora di riserve di gas. Mentre sul primo pilastro, secondo Borrell, l’Ue sta procedendo spedita e ha consegnato a Kiev “più di mille missili e un numero di munizioni che sta crescendo”, sugli acquisti congiunti e sulla produzione bellica europea le cose procedono a passo meno spedito, anche a causa di qualche attrito tra i Paesi membri.