Bruxelles – “I negazionisti dei cambiamenti climatici mi ricordano l’Inquisizione con Galileo, quando cercava di convincerlo con le minacce che la Terra fosse piatta e il Sole le girasse attorno”. Un attacco duro contro chi nega una realtà sempre più evidente negli ultimi decenni, nel cuore del Parlamento Europeo, dove “anche qui sentiamo minacce e la disinformazione nefasta che inganna la popolazione“. A lanciare l’invettiva nei confronti delle “voci che contestano la realtà dei cambiamenti climatici” è il commissario per il Lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit, nel suo intervento alla sessione plenaria dell’Eurocamera di questa mattina (20 aprile) a Strasburgo: “Vogliono far credere che nulla sia vero, sono contro la scienza e contro i dati”.
L’occasione è una delle più importanti alla plenaria sul tema dei cambiamenti climatici: il dibattito sull’ultimo rapporto pubblicato lo scorso 20 marzo dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc). “La relazione conferma che gli effetti dei cambiamenti climatici rimarranno una realtà anche con scenari di mitigazione più ambiziosi“, è stato il secco commento del commissario Schmit: “Anche se iniziamo ora ad agire, il mondo continuerà per decenni a scaldarsi e subiremo l’impatto dell’aumento delle emissioni passate”. La pubblicazione del rapporto che costituisce lo stato dell’arte della conoscenza sui cambiamenti climatici ha emesso “un verdetto inequivocabile“, ovvero che “il mondo si sta riscaldo rapidamente a causa dell’azione umana, con gravi impatti avversi su popolazione e natura, mettendo a rischio vite e sostentamento, soprattutto per i più vulnerabili”.
Se il “monito è chiaro”, allo stesso tempo l’Ipcc mette in luce che “c’è ancora tempo per un futuro vivibile, a patto che si adottino misure più ambiziose e urgenti”. In altre parole, l’unica via d’uscita è “portare le emissioni allo zero netto e limitare il riscaldamento a 1,5 gradi centigradi“, ha ricordato Schmit. Tuttavia, “il mondo attualmente non è al passo e le opportunità iniziano a restringersi” per far avanzare “una forte e rapida riduzione delle emissioni a livello globale e gli sforzi di adattamento”, le due leve per “evitare il peggio”. Ecco perché è decisiva l’azione dell’Ue, a partire dal supporto al lavoro degli scienziati – “abbiamo fornito il finanziamento del 10 per cento delle oltre 10mila referenze scientifiche nei sei rapporti, al secondo posto dopo gli Stati Uniti – ma soprattutto con gli obiettivi del 55 per cento di riduzione delle emissioni nette al 2030 e di diventare un continente climaticamente neutro al 2050: “Dobbiamo dare l’esempio al mondo“, ha rivendicato Schmit.
Di qui la necessità di una nuova tappa intermedia per la neutralità climatica alla metà del secolo, che la Commissione Europea sta preparando con gli obiettivi di riduzione di emissioni da raggiungere dopo i target del 2030 e prima del 2050: “Presenteremo la valutazione d’impatto sugli obiettivi per il clima al 2040 la prossima primavera“, ha confermato il membro del gabinetto von der Leyen, ricordando che “fino a giugno di quest’anno sarà aperta la consultazione pubblica”. Anche la partecipazione di cittadini e parti interessate “sarà importante per raggiungere la neutralità climatica al 2050”, alla luce di quanto si è potuto leggere sullo stato dell’arte dei rischi portati dai cambiamenti climatici.
Il dibattito in plenaria sui cambiamenti climatici
Il confronto tra gli eurodeputati ha restituito un Parlamento diviso non tanto sull’evidenza dei cambiamenti climatici, quanto piuttosto sulle azioni per affrontarli. Le destre contro il resto dei gruppi politici, per essere più precisi. “Non serve leggere tra le righe della relazione dell’Ipcc, dobbiamo fare tutti di più”, ha aperto il dibattito l’eurodeputata del Ppe Jessica Polfjärd, a cui le ha fatto eco Tiemo Wölken (S&D): “Rischiamo di raggiungere il punto di non ritorno, la politica climatica non può fermarsi e ci servono obiettivi basati sulla scienza al 2040“. Anche la collega di gruppo politico Beatrice Covassi (Pd) ha insistito sul fatto che “siamo su strada che può portare all’aumento della temperatura di 3 gradi centigradi, ma non si può dire che dobbiamo prendere seriamente i cambiamenti climatici e poi opporsi a ogni azione che mira a diminuire le emissioni e limitare uso fonti fossili”. La transizione dell’Ue “è in atto e non si torna indietro, lo testimonia il fallimento della destra nel tentativo di bloccare i file del Green Deal“, ha attaccato Covassi.
Allineati anche Martin Hojsík (Renew Europe) – “la soluzione è la libertà dal consumo di gas, con pannelli solari su ogni tetto, eolico, calore della terra” – e Terry Reintke (Verdi/Ale): “Il mondo futuro prenderà la forma delle decisioni di oggi”, è l’esortazione della co-presidente del gruppo dei Verdi all’Eurocamera, che ha evidenziato l’ipocrisia del fatto che “quando parliamo in termini astratti di cambiamenti climatici c’è unità, ma quando servono azioni concrete ci sono divisioni“. E dalle file della Sinistra Silvia Modig ha ribadito che “sappiamo cosa dobbiamo fare, abbiamo risorse e conoscenze, ma manca la volontà politica”.
Dissonanti le voci dai gruppi delle destre. Mentre Anna Zalewska (Ecr) ha alzato gli scudi, affermando che “sappiamo chi per decenni è stato responsabile delle emissioni” – intendendo Cina e Stati Uniti – e perciò “non possiamo sobbarcarci tutti gli oneri“. Meno ambigui sono stati gli eurodeputati di Identità e Democrazia: “Alcuni dicono che l’umanità deve ridurre consumi e stile di vita, e seguire la decrescita felice, ma sono gli stessi che imbrattano le opere d’arte”, ha attaccato la leghista Susanna Ceccardi, secondo cui “la risposta è più sviluppo, tecnologia e progresso, perché la transizione ecologica ed energetica può avvenire, ma in tempi giusti”. Il presidente di Rassemblement National, Jordan Bardella, ha parlato invece di “ecologia punitiva dell’Ue” e ha chiesto “non divieti e tasse, ma progresso scientifico e tecnologico”.