Bruxelles – Un’obiezione che sembra più un messaggio politico – controverso – che un tentativo di bloccare gli ingranaggi del Patto migrazione e asilo, proprio in uno dei momenti più decisivi per le possibilità di portarlo a termine entro il termine della legislatura nella primavera del prossimo anno. I gruppi politici delle destre al Parlamento Europeo di Identità e Democrazia (a cui appartiene la Lega) e dei Conservatori e Riformisti Europei (di cui Fratelli d’Italia è membro) si sono opposti all’avvio automatico dei negoziati su quattro file del Patto migrazione e asilo, presentando un documento agli uffici di presidenza dell’Eurocamera per obiettare contro i mandati negoziali approvati dalla commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) il 28 marzo scorso.
L’obiezione sulle decisioni delle commissioni parlamentari è prevista secondo l’articolo 71 del Regolamento del Parlamento Europeo: “Entro la fine del giorno successivo all’annuncio in Aula [sulle decisioni sull’avvio di negoziati, ndr], un numero di deputati o uno o più gruppi politici pari almeno alla soglia media possono chiedere per iscritto di porre in votazione la decisione della commissione sull’avvio di negoziati”. Devono rappresentare almeno il 10 per cento degli eurodeputati, ovvero 71 su 705. Come fanno sapere fonti Ue, entrambi i gruppi di destra – più Balázs Hidvéghi, eurodeputato del partito ungherese Fidesz del premier Orbán – hanno presentato congiuntamente le richieste di votazione su tutti i cinque file del Patto migrazione e asilo su cui il Parlamento Ue è pronto a iniziare i triloghi: Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione, Regolamento sullo screening, Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore e Direttiva modificata sui soggiorni di lungo termine. A oggi il gruppo Ecr è composto da 66 membri e quello di Id da 62 membri.
A questo punto i quattro mandati negoziali dovranno essere votati domani (20 aprile) nel corso della sessione plenaria a Strasburgo. Non sono previste sorprese, anzi, la maggioranza dovrebbe essere schiacciante: il sostegno arriverà su tutti i file dal Ppe (175 membri), S&D (144) e Renew Europe (101) e, caso per caso, si aggiungeranno anche i Verdi/Ale (72 membri) e la Sinistra (38). “I partiti di Meloni e Salvini qui in Europa si oppongono al nuovo Patto sull’immigrazione, che modifica le norme preistoriche di Dublino”, ha attaccato l’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti: “Una prova che alla destra non interessa aiutare l’Italia ma solo agitare la bandiera dell’invasione”. Duro il relatore sul nuovo Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione, Tomas Tobé (Ppe): “È chiaro che non vogliono una politica migratoria europea”, dal momento in cui gli eurodeputati di Id ed Ecr “sono molto presenti sui dibattiti, ma quando servono soluzioni e decisioni, abbandonano le loro responsabilità“.
A fargli eco il relatore per il Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore, Juan Fernando López Aguilar (S&D), che ha puntato il dito direttamente contro la prima ministra italiana: “Meloni continua a lamentarsi dell’assenza di una risposta europea, ma il gruppo che fa riferimento al partito di cui è presidente [il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, ndr] sfida la ratifica a negoziare con il Consiglio proprio per cercare una soluzione europea”. Per l’eurodeputato spagnolo “è un’ironia e un paradosso, ma domani ratificheremo i mandati ed entreremo nei negoziati”. L’avvertimento sul rischio reale è arrivato dalla relatrice per il Regolamento sullo screening, Birgit Sippel (S&D): “Se non riusciremo ad avere le rispettive posizioni prima della pausa estiva, potremmo non avere abbastanza tempo per finalizzare il Patto migrazione e asilo“.
A che punto è il processo negoziale sul Patto migrazione e asilo
Da un punto di vista di processo legislativo, al Parlamento si attende ora il voto della sessione plenaria di domani che darà il via libera alla propria posizione sui cinque dossier del Patto migrazione e asilo, di cui tre fanno parte della tabella di marcia concordata a settembre 2022 tra i co-legislatori: Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione, Regolamento sullo screening e Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore. Sul Regolamento modificato sulle procedure di asilo il trilogo è invece iniziato ieri (18 aprile). All’Eurocamera manca ora all’appello solo la Direttiva sui rimpatri della relatrice Tineke Strik (Verdi/Ale), su cui invece il Consiglio dell’Ue ha già la sua posizione.
A proposito di Consiglio, mentre i 27 governi sono pronti sul Regolamento sullo screening, i negoziati tra i Ventisette non hanno invece trovato ancora uno sbocco su due Regolamenti: quello per la gestione dell’asilo e della migrazione e quello per le crisi e le cause di forza maggiore. In fase di trilogo c’è il Regolamento Eurodac modificato dal 15 dicembre dello scorso anno, lo stesso giorno in cui è stato raggiunto l’accordo politico su tre dossier del Patto migrazione e asilo (ereditati dai negoziati sulle proposte della Commissione del 2016): la Direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento e il Regolamento sulle qualifiche.
Al di fuori dei nove dossier previsti dalla tabella di marcia per adottare il Patto migrazione e asilo entro la fine della legislatura (nella primavera 2024) ci sono altre cinque dossier, di cui solo due sono stati adottati: la Direttiva Blue Card nel maggio 2021, mentre l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) da gennaio è stato trasformato in un’agenzia indipendente a tutti gli effetti, l’Agenzia europea per l’asilo (Euaa). È passato senza obiezioni il mandato negoziale del Parlamento Ue sulla Direttiva modificata sulla procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico di soggiorno, mentre sarà ratificato domani in plenaria quello sulla Direttiva modificata sui soggiorni di lungo termine (entrambi non adottati dal Consiglio dell’Ue). Nessuno dei due co-legislatori è invece avanzato sul Regolamento sulla strumentalizzazione nel campo della migrazione e dell’asilo, anzi, al momento si è arenato in Consiglio con i 27 ministri degli Interni che non hanno trovato la maggioranza al vertice del 9 dicembre dello scorso anno.