Bruxelles – La Germania potrebbe diventare presto il più grande Paese al mondo per popolazione a legalizzare la cannabis. Il governo guidato da Olaf Scholz ha presentato una proposta che consentirebbe ai cittadini tedeschi, una volta compiuti i 18 anni di età, di coltivare, acquistare e consumare legalmente fino a 50 grammi di marijuana, 7 semi di cannabis o 5 talee (rametti) al mese, e fino 25 grammi al giorno. In quest’ultimo caso si dovrebbe acquistare due volte al mese, come massimo.
La riforma disegnata dal ministro della Sanità, il socialdemocratico Karl Lauterbach, romperebbe un tabù finora pressoché inscalfibile a livello europeo: i 27 sono vincolati da normative specifiche in materia di sostanze stupefacenti, in particolare da una Decisione quadro presa dal Consiglio dell’Ue nel 2004, che richiede a tutti i Paesi membri di sanzionare “la produzione, la fabbricazione, l’estrazione, la preparazione, l’offerta, la commercializzazione, la distribuzione, la vendita” di droghe.
Secondo quanto riferito dallo stesso Lauterbach, Berlino ha già ridimensionato la sua proposta originaria a causa delle resistenze incontrate a Bruxelles: il piano iniziale prevedeva la libera vendita di cannabis a scopo ricreativo in negozi autorizzati, i “coffee shop” in stile olandese, e potenzialmente anche nelle farmacie. Ma la Commissione europea avrebbe storto il naso e ottenuto che la Germania limitasse la commercializzazione all’interno di “cannabis club” senza scopo di lucro, a cui sarà consentito di coltivare la pianta e venderla ai loro membri. Che non potranno essere più di 500 per club. Per i minori di 21 anni, la quantità massima consentita scenderebbe da 50 grammi a 30 grammi al mese. I cannabis club sono un modello già presente da almeno una decina di anni in Spagna, dove però il consumo di cannabis a scopo ricreativo non è stato legalizzato, ma soltanto depenalizzato, sfumatura che comunque consente ai cittadini maggiorenni di fare uso di cannabis presso la propria abitazione o in circoli privati, che coltivano e producono la sostanza per i soci.
Ma, oltre alla coltivazione e alla distribuzione attraverso circoli no-profit, la riforma tedesca prevede anche un progetto pilota per “stabilire gli effetti di una catena di approvvigionamento commerciale” di cannabis sulla salute pubblica, sul mercato criminale e sulla protezione dei minori. In sostanza, per cinque anni un esiguo numero di aziende sarebbero autorizzate a livello regionale a produrre e vendere marijuana in negozi specializzati. I coffee shop, appunto.
Anche se negli ultimi anni diversi Paesi dell’Unione europea hanno aperto a una maggiore tolleranza nei confronti delle droghe leggere -nel 2021 Malta è diventata il primo Paese membro a legalizzare il possesso fino a 7 grammi di cannabis-, il progetto tedesco è senza precedenti sul suolo comunitario. Secondo Lauterbach è arrivato il momento di porre fine alle politiche “fallimentari” di criminalizzazione della cannabis: “Non possiamo andare avanti soltanto inasprendo la legge”, ha dichiarato il ministro, convinto che la legalizzazione porterà “maggiore sicurezza”. L’obiettivo del governo a trazione socialdemocratica è anche quello di “cercare sostegno in Europa per questa politica progressista sulla cannabis, orientata alla prevenzione”. Marco Buschmann, ministro della Giustizia di Berlino, ha ribadito il concetto alla base della riforma: “È tempo di un nuovo approccio che consenta una maggiore responsabilità personale”.