Roma – Carenza di medicinali, colli di bottiglia nella produzione e nuova strategia europea della salute. Le sfide per la sanità del futuro dell’Italia e dell’Europa sono stati al centro del secondo panel dedicato alla ‘Strategia farmaceutica europea: dalla sicurezza degli approvvigionamenti alla sostenibilità ambientale del settore’ dell’evento ‘Un nuovo approccio europeo alla salute e le ricadute per il sistema italiano’, organizzato da Withub, con la direzione editoriale di Eunews e Gea, che si è svolto oggi (13 aprile) a Roma, presso lo Spazio Europa Experience dedicato a David Sassoli.
Un dibattito particolarmente attuale alla luce dell’attesa proposta di revisione della legislazione farmaceutica da parte della Commissione europea che dovrebbe essere presentata il 26 aprile, la prima grande revisione delle norme europee sui medicinali in 20 anni che continua a essere rimandata da Bruxelles a causa di pressioni industriali. Ma che nei fatti cercherà di affrontare alcune delle principali criticità del settore, tra cui la carenza di medicinali a cui hanno dovuto far fronte i Paesi europei in autunno e che può essere ricondotta a vari fattori: da una parte il forte aumento della domanda di medicinali a causa di più infezioni respiratorie dopo la pandemia Covid-19, dall’altra, una capacità produttiva a volte insufficiente.
A offrire i numeri della sfida della carenza dei farmaci è WITHUB con una serie di slide illustrate nel corso dell’evento e che sottolineano però che quasi la metà della carenza dei medicinali (41 per cento) è principalmente dovuto alla cessata produzione, con un quarto della carenza dovuta a problemi produttivi, che è emerso chiaramente nel corso della pandemia. La sfida è come l’Unione europea può contribuire a controllare le criticità del settore.
La futura revisione della legislazione farmaceutica europea è vista come una grande sfida ma come un’opportunità anche da David Talbot, vice presidente associato della società farmaceutica Ely Lilli. Un’opportunità “per invertire un trend che ha dominato il settore farmaceutico europeo. La cosa che ci dobbiamo chiedere – ha sottolineato – è se realmente la futura legislazione è in grado di invertire la rotta”. Talbot ha assicurato che “guardiamo con molta attenzione allo sviluppo della legislazione. Abbiamo un impegno per l’Europa, ma ci sono ancora freni”, procedurali e amministrativi, e l’importante è continuare ad attrarre investimenti”, ha aggiunto.
Ma è un fatto che da quando è scoppiato il Covid-19 ormai più di tre anni fa, l’Unione europea ha fatto tanto per rivoluzionare un settore in cui è sprovvista di competenze proprie (tutte in capo agli Stati membri). In due anni abbiamo “fatto tanto a livello europeo per la salute pubblica. E’ stata fronteggiata una pandemia e per la prima volta si è negoziato in modo concordato sui vaccini”, ha riconosciuto l’eurodeputata dem, Beatrice Covassi, membro della commissione per l’industria, ricerca ed energia (ITRE) del Parlamento europeo, ricordando che da quando il concetto di Unione della Salute è stato avviato, l’Ue ha rafforzato i mandati dell’ECDC e dell’EMA e rafforzato anche l’agenzia HERA. “Ora abbiamo strumenti che prima non avevamo”, anche se bisogna continuare a fare leva sulla ricerca e innovazione a cui dal programma Horizon Europe vengono mobilitati solo 6 miliardi di euro.
Non serve solo un nuovo approccio farmaceutico. “Va tenuto conto di tutte le componenti: salute ambientale, salute alimentare, povertà. Curare senza intervenire sui cambiamenti climatici è inutile”, ha avvertito anche Maria Angela Danzì, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, secondo cui la strategia farmaceutica europea continua a essere rimandata a causa delle pressioni industriali. Uno dei temi che sarà affrontato dalla revisione sarà l’accesso equo ai medicinali. “Accessibilità dei farmaci vuol dire che tutti possono acquistarli in Europa, con prezzi che non devono essere regolati dalle autorità nazionali”, ha sottolineato l’eurodeputata, per la quale è l’Agenzia europea dei medicinali che “deve assumersi questa responsabilità e imporre un prezzo unico”.
Ma una realtà messa in evidenza da Eleonora Mazzoni, direttrice dell’area innovazione di I-com, è che negli anni l’Unione europea e l’Italia hanno perso negli anni alcuni investimenti diretti esteri, questo è importante non solo in termini macroeconomici ed è una cosa da tener conto”. Necessario investire anche per ridurre la dipendenza del 70 per cento di materie prime da Cina e India. Non dobbiamo smettere di fare approvvigionamento all’estero, ma senza che ci siano squilibri tra un Paese e l’altro”.
Salute come “uno dei pilastri della democrazia da difendere con le unghie e i denti”, a detta di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. “Oggi i dati ci dicono che il servizio sanitario nazionale non segue più i suoi principi fondanti, quelli di universalità, equità e uguaglianza”, ha detto ancora. E’ un fatto però che in Italia la sanità “non ha mai rappresentato una priorità di spesa e soprattutto nell’erogazione dei livelli essenziali di prestazione c’è una grande frattura Nord-Sud, di fatto metà del Paese non riesce a soddisfarli”, ha ricordato.