Bruxelles – Gas, ma non solo. Nel pieno della guerra della Russia in Ucraina e dell’impegno di tutto Occidente per isolare economicamente il Cremlino, l’Ungheria di Viktor Orbán sceglie ancora una volta di rafforzare la cooperazione energetica con Mosca. Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjártó, è volato oggi a Mosca per incontrare il vicepremier russo responsabile per l’energia, Alexander Novak, riferendo poi di aver concordato con la controparte di poter acquistare più gas rispetto ai volumi previsti dal contratto a lungo termine che dal 2021 lega Budapest e Mosca, e sbloccando lo stallo per l’espansione della centrale nucleare situata nella piccola città ungherese di Paks.
Nella sostanza, l’accordo sul gas prevede una estensione dell’opzione di acquistare più gas rispetto ai volumi contrattuali a lungo termine, pagando in più rispetto al livello di prezzo di 150 euro su base differita e garantendo la continuità del transito del gas attraverso l’Ucraina, ovvero attraverso il gasdotto TurkStream (dal momento che NordStream ha smesso di pompare gas verso l’Europa). Il ministro, a quanto riferisce il portavoce del governo in una serie di tweet, ha sottolineato che “la Russia e la cooperazione con essa rimarranno fondamentali per la sicurezza energetica dell’Ungheria”. Ha poi citato un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia secondo “cui la prossima stagione invernale porrà serie difficoltà alla sicurezza energetica dell’Europa, rendendo essenziale la fornitura ininterrotta di gas russo”.
3/3 Hungary welcomes the agreements with Russia, extending the option to buy more gas than the long-term contracted volumes, paying part above €150 price level on a deferred basis and ensuring the continuity of transit through Ukraine. pic.twitter.com/SaIRYzUtlp
— Zoltan Kovacs (@zoltanspox) April 11, 2023
L’Ungheria, priva di sbocchi sul mare, importa più dell’80 per cento del gas dalla Russia e prima della guerra era uno dei Paesi Ue più dipendenti dalla Russia, principalmente attraverso il gasdotto TurkStream. Con l’inizio della guerra di Russia in Ucraina, i governi europei hanno rafforzato lo sforzo per liberarsi dalle forniture di gas e altri idrocarburi in arrivo dalla Russia al più tardi entro il 2026 attraverso il piano REPowerEu. Il colosso energetico russo Gazprom si è affrettato a precisare attraverso il suo canale Telegram che “valuterà la possibilità di fornire volumi supercontrattuali di gas naturale all’Ungheria nel 2023 e applicare un pagamento dilazionato per tali forniture”. Il confronto tra i due ministri non era dedicato solo al gas, ma anche alla cooperazione sul nucleare e l’espansione della centrale nucleare di Paks voluta dall’Ungheria con la collaborazione del Cremlino. Il ministro di Budapest ha riferito dopo l’incontro che i contratti per la costruzione congiunta, da parte di Russia e Ungheria, della centrale nucleare di Paks-2, relativi al finanziamento e alla costruzione, sono stati modificati e saranno ora sottoposti all’approvazione della Commissione europea.
“Nonostante le sfide poste dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni, questo investimento è fondamentale per la sicurezza a lungo termine dell’approvvigionamento energetico dell’Ungheria”, ha riferito il ministro, spiegando che “una volta che le modifiche al contratto saranno in vigore, saranno sottoposte alla Commissione europea per l’approvazione. Speriamo che la Commissione europea non voglia mettere a repentaglio la sicurezza a lungo termine delle forniture energetiche dell’Ungheria”, ha proseguito. L’Ungheria vuole espandere la sua centrale nucleare situata nella città di Paks, affidando al colosso russo Rosatom la costruzione di due nuovi reattori da aggiungere ai quattro reattori esistenti. Il progetto era stato affidato a Rosatom nel 2014, ma è stato a lungo rimandato.