Bruxelles – Silvio Berlusconi è morto questa mattina alle 9.30 nell’ospedale San Raffaele di Milano a 86 anni a causa di varie complicanze legate ad un tumore. Battagliero, deciso, ma comunque imprevedibile e provocatore. Berlusconi e l’Europa, un rapporto non semplice scandito dal temperamento di un presidente del Consiglio spesso sopra le righe, spesso al di là del profilo istituzionale, al centro dell’attenzione, per il suo operato politico, ma anche tanto, al di sopra della media, per le sue vicende personali che inevitabilmente finiscono per essere proiettate nel dibattito europeo. L’esempio emblematico il 2 luglio 2003. L’Italia, con Berlusconi a capo del governo, ha da poco assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, e nell’Aula del Parlamento europeo un allora poco conosciuto Martin Schulz accusa il cavaliere di conflitto di interessi. Berlusconi non può fare a meno di rispondere. “Signor Schulz, so che in Italia c’è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti: la suggerirò per il ruolo di kapò. Lei è perfetto!” L’Aula insorge, le dichiarazioni restano consegnate non solo ai verbali di seduta, ma anche alla cronaca di tutta Europa, arricchita dall’insulto all’intero emiciclo, definito da Berlusconi un complesso di “turisti della democrazia”.
Lo scontro politico-istituzionale del 2003 è solo un episodio della carriera di Berlusconi in sede europea, dove i partner iniziano a considerarlo per il suo modo di fare. Un assaggio di sé lo offre già l’8 febbraio 2002, al vertice di Caceres (Spagna) dei ministri degli Esteri, a cui partecipa in veste di ministro ad interim (Renato Ruggiero si è dimesso da un mese). Qui fa il gesto delle corna nella foto di famiglia. Immagine che fa il giro del mondo. Come fa il giro del mondo l’immagine di Berlusconi che letteralmente abbandona il primo ministro spagnolo Luis Zapatero in sala stampa a palazzo Chigi, il 10 giugno 201o, al termine di una visita ufficiale in Italia. Decide di non prendere le domande dei cronisti, a cui offre il primo ministro spagnolo, prima di andarsene e lasciarlo lì tutto solo, tra l’incredulità dell’ospite.
La stampa estera legge l’accaduto come sgarbo istituzionale, ma Zapatero non è né il primo né l’unico leader europeo a dover fare i conti con l’indole di Berlusconi. Nel novembre del 2008 a Trieste si tiene il vertice italo-tedesco, e il padrone di casa durante il cerimoniale si nasconde dietro una colonna per poi accogliere l’allora cancelliera Angela Merkel con un “cucù”. A proposito di Merkel, nel 2011 i giornali scrivono che su di lei Berlusconi avrebbe usato espressioni tutt’altro che lusinghiere. Lui nega, ma intanto storia ed espressioni colorite fanno il giro del mondo, e che si aggiungono alla vicenda del Bunga bunga, datata 2009, a seguito della quale termina la carriera politica di Mirek Topolanek, premier ceco, presente alla festa privata ‘hot’ di Berlusconi a villa Certosa.
L’Europa di Berlusconi racconta anche di partner che guardano con attenzione ai rapporti che il capo di governo italiano intrattiene con i leader di Russia, Bielorussia, Kazakistan, Libia. Vladimir Putin, Alexander Lukashenko, Nursultan Nazarbayev e Muhammar Gheddafi sono interlocutori spigolosi, con cui Berlusconi gioca sin da subito la carta della realpolitik. Il 28 maggio 2002 a Pratica di Mare invita il presidente russo al vertice dei leader della Nato, facendo da mediatore con l’allora presidente degli Stati Uniti, George W. Bush. Ne nasce un accordo di cooperazione, il consiglio Nato-Russia, che, nella narrativa di Berlusconi, pone fine alla guerra fredda.
Con il leader libico Gheddafi decide di rilanciare relazioni bilaterali, necessarie per porre un freno ai flussi migratori, e cerca di riscrivere, su una base bilaterale dalla valenza comune, le relazioni con due delle principali repubbliche ex sovietiche. Capisce che dalla stabilità di quei Paesi e di quelle aree dipende la sicurezza dell’Europa, ma la sua immagine personale, agli occhi dei partner Ue, è irrimediabilmente compromessa, benché sia stato il primo premier dell’Unione a portare il tema dell’immigrazione sl tavolo dei leader. Anche perché nel frattempo la situazione nazionale, sulla scia della crisi del debito sovrano, si aggrava. Nell’estate del 2011 i mercati iniziano a scommettere sul fallimento dell’Italia, il cui debito è cresciuto. L’Unione europea europea chiede, con lettera, interventi. Concede tempo fino a fine anno per misure che rassicurino mercati e partner. Il 26 ottobre, al vertice del Consiglio europeo ‘della verità’, dove ci si attende il piano anti-crisi dell’Italia, Berlusconi viene immortalato dalle telecamere interne intendo a studiare il fondo schiena dell’allora prima ministra danese, la socialista Helle Thorning-Schmidt. A fine vertice la conferenza stampa congiunta dei leader di Germania e Francia svela quanto i partner si fidino di Berlusconi. Viene chiesto ad Angela Merkel e Nicolas Sarkozy se si sentono rassicurati dalle misure illustrate dal cavaliere. I due si guardano e sorridono. Immagini, ancora una volta, che fanno il giro del mondo.
In Europa Berlusconi è stato tutto questo, perché di questo ci si ricorda. Eppure fu lui a volere Antonio Tajani commissario europeo, prima ai Trasporti e poi al Mercato interno. Una scelta azzeccata, vista la carriera fatta a Bruxelles da Tajani. Berlusconi esce di scena come premier a novembre del 2011, a seguito di un voto di sfiducia su cui pesano anche i sorrisini dei leader di Francia e Germania. Prima ancora, all’inizio del 1995, l’allora premier scelse la storica leader radicale (a quel tempo deputata del gruppo di Forza Italia) Emma Bonino come commissaria europea per la Politica dei consumatori, della pesca e dell’Ufficio Europeo per l’Aiuto Umanitario d’Urgenza, portafogli allora “secondari” ma che Bonino riuscì a far diventare di primario rilievo. La leggenda, confermata da Bonino in una recente intervista, vuole che i due non si siano mai incontrati prima della nomina, ma solo qualche tempo dopo in aeroporto a Linate in una saletta riservata. Sarebbe stata una “irruzione” di Marco Pannella a Palazzo Chigi a convincere il Cav a scegliere la deputata.
Resta alla testa di Forza Italia, comunque punto di riferimento del Ppe, di cui il cavaliere è stato colonna portante, anche se il crollo nei consensi a livello domestico ridimensiona il peso del partito all’interno della famiglia del centro-destra europeo. Nel 2019 (dopo un primo mandato dal luglio 1999 al giugno 2001 quando si dimise per diventare premier italiano) torna in Europa, in veste di deputato europeo. E’ stato il deputato europeo più anziano. In questo suo nuovo ruolo si contraddistingue per le dichiarazioni sui presidenti di Russia e Ucraina. Nel mezzo di una guerra, e con l’Ue che per questo ha adottato pacchetti di sanzioni senza precedenti per venire in soccorso a Kiev, Berlusconi ribadisce la sua vicinanza all’amico Putin. “Io a parlare con Zelensky, se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato“, dice il 12 febbraio di quest’anno, producendo un terremoto all’interno di quel Ppe di cui Berlusconi è stato punto di riferimento per decenni. Non solo. In barba alle sanzioni, Berlusconi afferma di aver scambiato con Putin bottiglie di lambrusco con bottiglie di vodka, suscitando le irritazioni della Commissione europea. Un’altra uscita che non giova al modo in cui Berlusconi viene ricordato al di fuori del Paese. Tanto che il Ppe ha cancellato un evento in programma a Napoli nel marzo di quest’anno, proprio a seguito della posizione di Berlusconi sulla Russia.