Bruxelles – Nessuna trattativa con l’Italia, come nessuna apertura sui biofuels per alimentare le nuove auto dopo il 2035, quando sarà in vigore lo stop alla vendita di motori a combustione interna, come diesel e benzina. Dopo l’intervista rilasciata sabato da Kadri Simson a Rai News, è stato oggi il portavoce della Commissione Ue Tim McPhie a chiarire che la commissaria europea per l’energia “non ha mai detto nello specifico che i biocarburanti avranno un ruolo nella futura attuazione” del regolamento europeo che prevede lo stop ai motori termici dal 2035 “ma ha detto che i biocarburanti saranno una parte importante di vari dossier legislativi dell’Ue”.
Un’intervista in cui la commissaria si è limitata a dire che “i biocarburanti sono un argomento che viene trattato spesso ogni volta che si parla di nuove normative. I biocarburanti sono necessari, noi sosteniamo le iniziative a riguardo e la mia responsabilità è quella di sostenere i produttori di biocarburanti”. Ma che dall’Italia e soprattutto da vari esponenti del governo è stata accolta come una conferma del fatto che la trattativa sui biocarburanti “è tutta aperta”, come ha sintetizzato il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
La scorsa settimana è arrivato il via libera dagli Stati membri al regolamento sulle emissioni CO2 di nuove auto e furgoni, uno dei dossier legislativi del pacchetto ‘Fit for 55’ che tra le altre cose prevede anche lo stop alla vendita dei motori a combustione interna, come diesel e benzina, a partire dal 2035. In seno al Consiglio, la Germania ha usato per settimane il ‘no’ di Italia, Polonia e Bulgaria per negoziare e ottenere dalla Commissione europea una deroga al divieto per i carburanti sintetici, gli efuels, prodotti utilizzando elettricità rinnovabile e anidride carbonica catturata dall’atmosfera (compensando dunque la CO2 emessa). L’Italia ha cercato di negoziare altrettanto per una deroga sui biocarburanti, ma senza ottenerla.
Rispetto agli efuels, il portavoce ha ricordato che “i biocarburanti presentano maggiori sfide dal punto di vista della neutralità climatica e hanno una maggiore impronta in termini di uso del suolo, con un impatto indiretto anche sull’agricoltura. Non è la stessa tecnologia che si usa per gli efuels”, ha chiarito ancora. Il punto di differenza è che secondo Bruxelles i biocarburanti non hanno la stessa capacità dei carburanti sintetici di compensare le emissioni di CO2, quindi non rispettano pienamente il principio di neutralità tecnologica. “Nel confronto in Europa ci stava a cuore dimostrare che si può procedere a un percorso di decarbonizzazione evitando esagerazioni ideologiche e senza perdere segmenti di mercato. Con l’e-fuel si è infranto il dogma del solo elettrico”, ha detto Fratin, intervenendo oggi a un convegno. La sfida ora per l’Italia è “dimostrare per i biocarburanti un bilanciamento di emissioni, se la valutazione è la neutralità sul ciclo di vita”.
Ma a Bruxelles la discussione sembra essere chiusa. Il portavoce ha chiarito ancora che ora la Commissione sta studiando “come dare seguito alla legislazione e discuteremo con gli Stati membri sulla base del mandato legale conferito dal regolamento”. Ammette però che al momento la Commissione europea “non è in grado di fornire ora una precisa indicazione di quali e quanti carburanti potrebbero essere considerati validi dopo il 2035, per la transizione ci vorrà tempo. Vediamo dove l’industria sta facendo investimenti, ma stiamo mettendo insieme la legislazione che ci consentirà di farlo rispettando il principio di neutralità tecnologica”, ha concluso.