Bruxelles – Gli agricoltori in prima linea nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Nella nuova Politica Agricola Comune (Pac), l’Europa afferma il principio secondo cui l’agricoltura può e deve ridurre il proprio impatto ambientale, per contribuire all’ambizioso piano Net-Zero 2050.
L’asticella fissata dalla Commissione europea è chiara: neutralità climatica entro il 2050, con l’obiettivo di ridurre del 55 per cento i livelli di anidride carbonica rispetto al 1990 già entro il 2030. Che significa che nei prossimi 7 anni i Paesi membri dovranno riuscire nell’impresa di assorbire circa 310 milioni di tonnellate di CO2. Tutte le filiere produttive devono rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro, e l’agricoltura non fa certo eccezione. Un’agricoltura costretta anche a confrontarsi con le esigenze di una maggiore produttività, per garantire sicurezza alimentare agli 8,6 miliardi di uomini che, secondo le stime delle Nazioni Unite, abiteranno il pianeta nel 2030.
La parola chiave è carbon farming, ovvero l’insieme di pratiche che mirano al sequestro di carbonio e al suo stoccaggio nel suolo. Se ne è parlato oggi (31 marzo) alla sede della Regione Emilia Romagna a Bruxelles: diversi i relatori, tra cui l’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi, rappresentanti delle Direzioni Generali della Commissione Ue per il Clima e per l’Agricoltura, Università e centri di ricerca dell’Emilia Romagna, che hanno cercato di fare il punto sulla recente proposta di regolamento dell’esecutivo comunitario per introdurre un quadro di certificazione per gli assorbimenti di carbonio e hanno presentato esperienze e progetti in tema di carbon farming, sviluppati in Emilia-Romagna con i fondi per l’innovazione del Programma di Sviluppo Rurale e con altri programmi di finanziamento europeo.
Che cos’è il quadro europeo per i certificati di cattura del carbonio
Per incentivare la filiera agricola ad adottare adeguate pratiche di gestione del suolo e delle colture, è importante riconoscere che il carbonio stoccato nel suolo ha un valore commerciale e può essere inserito sul mercato dei crediti di carbonio. Chiara Micelli, funzionaria della Dg Clima, ha illustrato nel dettaglio la proposta di regolamento presentata dall’esecutivo Ue lo scorso 30 novembre.
Il quadro, che oltre alle pratiche di assorbimento industriali prevede anche quelle “naturali”, come appunto lo stoccaggio del carbonio nei suoli e nelle foreste, si basa su quattro “criteri di qualità”: le attività di rimozione di carbonio devono essere misurate accuratamente e fornire benefici inequivocabili per il clima (quantificazione); andare oltre le pratiche esistenti e a quanto richiesto dalla legge (addizionalità); essere legate alla durata dello stoccaggio del carbonio in modo da garantire lo stoccaggio permanente (stoccaggio a lungo termine); preservare o contribuire agli obiettivi di sostenibilità come l’adattamento ai cambiamenti climatici, l’economia circolare, le risorse idriche e marine e la biodiversità (sostenibilità della rimozione).
La PAC per l’agricoltura sostenibile: i regimi ecologici
Ma c’è altro: come ha spiegato Gaelle Marion, capo unità nella Dg Agri, con la riforma della Pac l’Ue ha introdotto contributi specifici per promuovere il carbon farming. Nei Piani Strategici nazionali, in cui confluiranno i finanziamenti comunitari, “almeno il 25 per cento” del bilancio per i pagamenti diretti sarà destinato ai regimi ecologici, una delle grandi novità che contribuiscono a costruire l’architettura verde della Politica Agricola Comune. Significa che un quarto delle risorse Ue stanziate in ogni Paese saranno volte a favorire pratiche e approcci agricoli che contribuiscano alla mitigazione dei cambiamenti climatici. In particolare, nei regimi ecologici rientrano l’inerbimento delle colture arboree e i sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento.
Prima di concludere la kermesse, Marion ha voluto sottolineare tre aspetti emersi dagli interventi dei relatori. Innanzitutto la rilevanza del carbon farming e l’urgenza di approfondire pratiche di assorbimento naturale del carbonio, anche alla luce dell’ultimo disastroso rapporto degli esperti dell’Onu sul cambiamento climatico. Bisogna poi riconoscere che non è facile approfondire questi approcci agricoli, che richiedono tempo e che devono garantire la sostenibilità economica prima di quella ambientale. Alla luce di questi due fattori, Marion ha evidenziato il ruolo innovativo che l’Emilia Romagna gioca in Italia e in Europa, grazie alle decine di progetti che spingono e affiancano l’intera filiera in una rivoluzione più che mai necessaria.