Bruxelles – Ripresa e green bond, buone notizie per l’Unione europea. I titoli di debito comune europeo piacciono, e non finiscono, per ora, nelle mani dei cinesi. La Commissione europea fin qui ha piazzato sui mercati obbligazioni per complessivi 42,5 miliardi di euro, che restano concentrate nel vecchio continente, tra acquirenti comunitari (73 per cento del totale), ed europei non-Ue (19,7 per cento). Non c’è dunque il rischio di ritrovarsi nelle mani di creditori ‘scomodi’, anche se ci sono circa 2,9 miliardi di euro in titoli verdi a dodici stelle detenuti a Est. L’area Asia-Pacifico possiede il 6,8 per cento di quanto emesso finora.
L’esecutivo comunitario non fornisce il dato relativo alla sola Repubblica popolare cinese, già molto presente nell’Ue, ma non può essere escluso che una parte, fin qui minima, del debito pubblico europeo sia già controllato da soggetti che fanno riferimento al governo di Pechino. Ad ogni modo il 92,7 per cento dei green bond emessi fin qui si trova in Europa, e non è un caso. L’Unione europea, agli occhi del resto del mondo, da un punto di vista economico e commerciale resta sì una partner ma pur sempre un concorrente. Aiutare il blocco dei Ventisette a rilanciarsi potrebbe non essere la scelta migliore.
I green bond europei sono una componente fondamentale di NextGenerationEU, il meccanismo di ripresa post-pandemica dell’Ue all’interno del quale ricade il Recovery Fund. Quest’ultimo finanzia i piani di ripresa nazionali (Pnrr) attraverso prestiti e garanzie. Queste ultime sono sostenute dall’emissione di titoli di debito comune, i cui proventi sono destinati a pagare i progetti verdi dei Pnrr. Da soli i green bond valgono il 30 per cento delle risorse messe a disposizione dei governi per il loro rilancio economico e produttivo nel rispetto della green economy.
Johannes Hahn, commissario per il Bilancio e l’amministrazione, ostenta soddisfazione. “I prestiti dell’Ue continuano a sostenere la transizione verde dell’Europa. Ad oggi il nostro programma di green bond NextGenerationEU è stato accolto molto positivamente da tutti i partecipanti al mercato”. Anche perché, rileva, per l’ultima emissione da sei miliardi “gli investitori hanno dimostrato un forte interesse per la transazione, che è stata sottoscritta oltre 12 volte”.
I joint lead manager di questa transazione da sei miliardi sono stati Bank of America, Deutsche Bank, JP Morgan, Nomura e Nordea, fa sapere l’esecutivo comunitario. Le obbligazioni oggetto di emissione hanno una cedola del 2,625 per cento e ha avuto un rendimento di riofferta del 3,348 per cento pari a un prezzo di 87,930. Il differenziale del tasso inter-bancario tra tassi di intesse di domanda e offerta (mid-swap) di +68 punti basi, “che equivale a +98,8 punti base sul Bund con scadenza ad agosto 2046.
Ad acquistare i green bond dell’Unione europea soprattutto gestori di fondi (37,5 per cento degli investitori), tesorerie bancarie (28,4 per cento), fondi pensioni e assicurativi (17,5 per cento), banche centrali (12,5 per cento). Sono loro che fanno man bassa dei green bond dell’Unione europea in Europa. Sostenendo l’Ue ed evitando di esporla ai creditori cinesi.