Philip Hammond, 58 anni, ministro britannico della Difesa dal 2011 e con un passato al ministero dei Trasporti, noto per le sue posizioni euroscettiche, non ha fatto in tempo a subentrare al collega William Hague al portafoglio degli Esteri meno di una settimana fa, che già parla di uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.
“Se dovessi rispondere alla stessa domanda che mi è stata fatta in un’intervista l’anno scorso – ha dichiarato Hammond al giornalista della Bbc Andrew Marr – direi esattamente la stessa cosa, e cioè che voterei per l’abbandono dell’Ue da parte della Gran Bretagna”. Secondo il nuovo ministro le attuali condizioni di appartenenza sono “semplicemente inaccettabili” e “lo ‘status quo’ non è nell’interesse del Regno Unito”.
Il suo predecessore agli Esteri e lo stesso primo ministro Cameron, che ha promesso di rinegoziare l’adesione britannica all’Unione europea e ha annunciato un referendum per il 2017, non hanno mai dichiarato esplicitamente di voler votare il ‘no’ all’Ue, anche perché, secondo quanto hanno sempre sostenuto, sarebbe stato disfattista presentarsi ai negoziati già con una simile posizione. Hammond invece è stato chiaro: “Se non ci saranno cambiamenti nel modo in cui l’Europa è governata, nell’equilibrio delle competenze tra gli Stati e l’Ue, nella risposta alla sfida della coesistenza tra Paesi dell’eurozona e non – ha specificato – questa non è l’Europa che può andar bene per la Gran Bretagna in futuro”.
Il ministro ha riconosciuto che il Paese ha tratto molti vantaggi dal far parte del mercato unico, ma ha anche aggiunto che se l’offerta dei partner europei dovesse rimanere nulla e senza alcun cambiamento, la risposta del popolo britannico al referendum sarebbe scontata. Riguardo alle priorità nelle trattative, Hammond ha dichiarato che “deve esserci un ritorno di poteri agli Stati, un riconoscimento – e non si tratterebbe solo di una richiesta britannica – che ciò che può essere fatto a livello nazionale venga fatto a livello nazionale. Dovremmo delegare all’Europa solo ciò che è assolutamente necessario fare a livello europeo”.
Secondo il ministro un’altra opzione da valutare dovrebbe essere il ritiro della Gran Bretagna dalla Corte europea dei Diritti dell’uomo di Strasburgo. “Per quanto riguarda le relazioni tra i membri dell’eurozona e gli altri paesi dell’Ue – ha concluso Hammond – è importante gestire le cose in modo equo, cosicché vengano garantiti gli interessi degli Stati fuori dall’unione monetaria”.