Bruxelles – I vicini balcanici dell’Italia membri dell’Ue, Slovenia e Croazia, si mobilitano e mettono in campo nuovi accordi per rafforzare la sicurezza energetica in un momento di ripresa dalle conseguenze della guerra russa in Ucraina. “Tutte le condizioni sono state soddisfatte, firmeremo al più presto un accordo di solidarietà sull’energia, soprattutto sui gasdotti“, ha annunciato alla stampa il primo ministro sloveno, Robert Golob, dopo l’incontro con l’omologo croato, Andrej Plenković, presso il castello di Brdo, appena fuori la capitale Lubiana. Una nuova collaborazione, che spazia dal gas al nucleare, in attesa degli sviluppi della legislazione nell’Unione Europea sugli obiettivi comuni di energia rinnovabile.
Il primo punto in agenda per i due leader balcanici è stato quello dell’approvvigionamento di gas. Un tema già affrontato nell’agosto dello scorso anno, sulla scorta dell’esperienza del governo sloveno in collaborazione con l’allora esecutivo italiano guidato da Mario Draghi. Si attende solo la prossima visita in programma del premier Golob in Croazia per la firma ufficiale tra i due governi dell’accordo di solidarietà in caso di crisi di approvvigionamento. Si tratterebbe dell’ottava intesa bilaterale – promossa anche dalla Commissione Europea nel piano RePowerEu – dopo quelle nel 2020 tra Germania e Danimarca, nel 2021 tra Germania e Austria, nel 2022 tra Estonia e Lettonia, tra Lituania e Lettonia, tra Finlandia ed Estonia e, nello stesso anno, le due siglate dall’Italia con Grecia e Slovenia.
A proposito di approvvigionamento energetico, l’intesa strategica dei due vicini dell’Italia si estende anche al gas naturale liquefatto, in particolare sul progetto di espansione del terminale sull’isola di Krk, in Croazia (a meno di cento chilometri da Trieste). Lubiana è interessata al progetto di Zagabria di rendere il terminale di Gnl uno snodo energetico per l’Europa centrale, con la collaborazione dei Paesi della regione interessati. Si parla di un aumento della capacità da 2,9 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno a 6,1 miliardi, ma soprattutto di un’iniziativa che potrebbe diventare di interesse comune a livello comunitario, capace di migliorare le forniture sia verso i Paesi membri Ue – come Ungheria, Austria, Germania e la stessa Slovenia – sia verso i candidati all’adesione all’Unione, come la Bosnia ed Erzegovina.
Ma la cooperazione energetica si potrebbe anche spingere oltre il tema del gas. Slovenia e Croazia sono due dei dieci firmatari dell’Alleanza per il nucleare promossa dalla Francia e siglata a Bruxelles il 28 marzo dai rispettivi ministri dell’Energia (sono inclusi anche Bulgaria, Finlandia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria) e, mentre il vicino italiano rimane alla finestra come osservatore degli sviluppi legislativi, tra Zagabria e Lubiana si solidifica l’intesa balcanica pro-nucleare. In attesa di conoscere se l’atomo sarà alla fine inserito tra gli obiettivi di energia rinnovabile dell’Unione Europea, i due premier hanno portato avanti i colloqui bilaterali sulla joint venture della centrale nucleare di Krško, in Slovenia. L’idea condivisa è di costruire una nuova unità presso l’impianto di proprietà comune dei due Paesi: una priorità su cui Slovenia e Croazia punteranno con ancora più forza nel caso in cui il nucleare fosse riconosciuto dall’Ue come energia pulita, rendendo il progetto ammissibile a ricevere fondi comunitari. Il tutto a poche decine di chilometri dal confine italiano.