Bruxelles – Sono serviti due mesi di lavori preparatori, ma a partire da oggi (16 marzo) la task force congiunta Ue-Nato per la protezione delle infrastrutture critiche è diventata una realtà. “Una serie di attori mette costantemente alla prova la nostra resilienza, cercando di sfruttare l’apertura, l’interdipendenza e la connettività delle nostre società ed economie”, è l’avvertimento contenuto nella nota che annuncia il lancio della task force.
L’anticipazione della volontà comune di mettere in piedi un lavoro congiunto per la protezione delle infrastrutture critiche transatlantiche e sul continente europeo era arrivata lo scorso 11 gennaio durante un punto con la stampa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e del segretario generale della Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, Jens Stoltenberg. In quell’occasione i due leader avevano dato il via a un “nuovo livello di cooperazione”, a un solo giorno dalla presentazione della terza dichiarazione congiunta tra le due organizzazioni. Il punto di partenza è proprio uno degli aspetti più preoccupanti per la sicurezza dei membri Ue e Nato: “Solo lavorando insieme possiamo garantire che le nostre infrastrutture critiche rimangano solide e affidabili di fronte all’evoluzione delle minacce”, sempre più “complesse e dinamiche”.
La presa di consapevolezza è arrivata con la guerra russa in Ucraina e, nello specifico, con “l’armamento dell’energia e gli atti di sabotaggio contro i gasdotti Nord Stream”. Il sabotaggio di fine settembre dei due gasdotti nel Mar Baltico è un richiamo a “una maggiore attenzione per garantire la resilienza delle nostre infrastrutture critiche”, viene ribadito nella nota. È proprio a questo scopo che esperti di entrambe le organizzazioni lavoreranno fianco a fianco per identificare le principali minacce, condividendo le migliori pratiche, rafforzando la consapevolezza della situazione e sviluppando misure di mitigazione e azioni correttive. Nella prima fase la task force coprirà quattro settori – energia, digitale, trasporti e spazio – nell’ambito del Dialogo strutturato Ue-Nato sulla resilienza.
La protezione delle infrastrutture critiche nell’Ue
Oltre alla task force Ue-Nato, da mesi per i Ventisette la protezione delle infrastrutture critiche è diventata una priorità sempre più urgente, come aveva messo in chiaro la presidente von der Leyen, anticipando il piano in cinque punti al vaglio della Commissione: “Abbiamo visto quanto sono vulnerabili sia i gasdotti sia i cavi sottomarini, che sono la spina dorsale dell’economia globale e dell’energia”. Dal momento in cui le infrastrutture critiche “sono diventate obiettivi militari per la prima volta nella storia“, le istituzioni comunitarie hanno chiesto una maggiore coordinazione sotto la supervisione della Commissione, sempre considerata la competenza degli Stati membri nel campo della sicurezza nazionale.
Il piano del gabinetto von der Leyen è stato presentato il 18 ottobre dello scorso anno dalla commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, con una serie di azioni da mettere in pratica nel campo energetico, digitale, spaziale e dei trasporti: implementazione della legislazione comunitaria, stress test, aumento della capacità di risposta attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’Ue, identificazione satellitare delle minacce e rafforzamento della cooperazione internazionale. Già in quell’occasione la titolare per gli Affari interni aveva comunicato che “gli alleati hanno accettato” di istituire la task force congiunta Ue-Nato per la protezione delle infrastrutture critiche, ma è dal 2020 che il segretario generale della Nato Stoltenberg mette in guardia sulla “cruciale importanza” dei cavi sottomarini sia per scopi civili sia militari. In ogni caso, nell’eventualità di danneggiamento alle infrastrutture critiche terrestri, le forze armate occidentali possono comunque passare rapidamente alle comunicazioni satellitari.