Bruxelles – Il Parlamento Europeo dà il via libera alla proposta della Commissione per stabilire chi può creare valore dall’economia dei dati e a quali condizioni. Il Data Act, l’iniziativa legislativa sulla condivisione, le condizioni di accesso, i trasferimenti e l’interoperabilità dei dati, è stato approvato oggi (14 marzo) a larghissima maggioranza dagli eurodeputati (500 voti a favore, 23 contrari e 110 astenuti), in attesa ora della posizione del Consiglio dell’Ue per iniziare i negoziati inter-istituzionali e finalizzare anche l’ultimo tassello della strategia per accelerare la digitalizzazione del Mercato Unico dell’Ue.
Dopo la chiusura nel dicembre dello scorso anno del dossier Data Governance Act (la legge per il riutilizzo sicuro dei dati del settore pubblico e industriale), il Data Act ha ricevuto il primo importante ‘sì’ alla futura regolamentazione dei Ventisette a proposito dell’accesso equo ai dati generati dai dispositivi connessi a Internet, il ribilanciamento del potere negoziale delle piccole e medie imprese e la condivisione tra enti pubblici e settore privato in situazioni di emergenza. “I dati sono la risorsa di base delle tecnologie digitali, ma l’Europa non sta veramente sfruttando il potenziale di un asset competitivo in crescita”, è stato l’avvertimento della relatrice per il Parlamento Ue, Pilar del Castillo Vera (Ppe), nel suo intervento in sessione plenaria a Strasburgo: “Dovremo riuscire a garantire un accesso illimitato a dati industriali di estremo valore, in termini economici questa normativa dovrebbe generare 270 miliardi di euro di Pil aggiuntivo entro il 2028“.
Il punto di partenza del Data Act è proprio il potenziale non sfruttato nell’economia dei dati. Si stima che circa l’80 per cento dei 33 zettabyte generati nel 2018 (ovvero 33 mila miliardi di gigabyte), in crescita a 175 nel 2025, siano andati perduti. Ma il quadro globale dei servizi e prodotti connessi (Internet of things) va in un’altra direzione, con una crescita stimata alla fine del decennio tra i 5 e gli 11 trilioni di euro. Ecco perché la legge Ue sui dati affronta le questioni legali, economiche e tecniche per rendere più dati disponibili, stabilendo le regole sull’accesso, l’uso e gli scopi dell’Internet delle cose, con particolare attenzione agli sviluppi dell’intelligenza artificiale. “Siamo entrati nell’era dell’economia dei dati, ci troviamo di fronte a nuova ondata che porterà un enorme valore aggiunto per l’economia e la società”, ha ribadito il concetto il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton. “L’Ue deve agire con determinazione, equità e proporzione” e con il Data Act la bussola punta a “un’economia aperta, ma alle nostre condizioni e conforme ai nostri valori“, con “attenzione in particolare ai diritti dei consumatori e delle piccole e medie imprese” e “un approccio equilibrato per fare in modo che più attori possano avere accesso all’economia dei dati, favorendo la produzione”.
Dopo l’approvazione di norme fondamentali che coinvolgono i dati – come il Digital Services Act, il Digital Markets Act – il Data Act rappresenta “l’opportunità di competere e innovare“, ha ricordato l’eurodeputata spagnola del Castillo Vera, che si è concentrata in particolare sull’aspetto industriale: “Abbiamo bisogno di strumenti forti per rafforzare la base industriale dell’Ue, i dati sono la chiave per la competitività sul mercato globale“, di fronte a competitor negli Stati Uniti che “stanno portando avanti politiche come l’Inflation Reduction Act (Ira) a favore di settori tecnologici anche in questo ambito industriale”. Sulla stessa linea l’eurodeputata del Partito Democratico e vicepresidente della commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia (Itre) del Parlamento Europeo, Patrizia Toia: “Possiamo dire con orgoglio che l’Europa sta costruendo, caso unico e per primi al mondo, un’architettura di norme che cercano di dare allo sviluppo digitale regole, indicazioni, obblighi, opportunità e soprattutto responsabilità per gli operatoti e utenti”.
Cosa prevede il Data Act
Il Data Act è la seconda iniziativa legislativa Ue all’interno della strategia europea per i dati del febbraio del 2020. Secondo la Commissione Ue garantirà l’equità nell’ambiente digitale, stimolerà un mercato competitivo e aprirà opportunità per l’innovazione, in linea con gli obiettivi digitali 2030. Nello specifico, la legge Ue sui dati prevede misure per consentire agli utenti dei dispositivi connessi di accedere ai dati generati e di condividerli con terzi per fornire servizi innovativi. Le nuove regole permetteranno ai clienti di passare da un fornitore all’altro di servizi di elaborazione dei dati su cloud (server sempre accessibili tramite connessione Internet), mettendo in atto misure di salvaguardia contro il trasferimento illegale. Agricoltori, compagnie aeree e imprese di costruzione saranno in grado di prendere decisioni più ponderate sull’acquisto di prodotti e servizi sostenibili, contribuendo agli obiettivi del Green Deal dell’Ue.
Centrale nel Data Act il rapporto tra settore privato e pubblico. Saranno forniti alle amministrazioni strumenti di accesso e utilizzo dei dati detenuti dalle imprese necessari per circostanze eccezionali, come inondazioni, incendi o per attuare un mandato legale se i dati non sono altrimenti disponibili. Vengono mantenuti gli incentivi ai produttori per continuare a investire nella generazione di dati di alta qualità, coprendo i costi di trasferimento ed escludendo l’uso di dati condivisi in concorrenza diretta con il prodotto specifico. Sul piano delle piccole e medie imprese, saranno impediti gli abusi contrattuali per la condivisione dei dati imposti dalla parte negoziale più forte, anche grazie allo sviluppo da parte della Commissione di modelli di termini contrattuali per aiutare le aziende a redigere documenti equi.