Bruxelles – Case green, si avvicina il momento della verità. Dopo il primo via libera in commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) lo scorso 9 febbraio, la divisiva revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (la cosiddetta EPDB – ‘Energy Performance of Building Directive’) approda martedì prossimo al voto in prima lettura dell’intera Eurocamera riunita a Strasburgo. Gli edifici sono responsabili del 40 per cento dei consumi energetici d’Europa e del 36 per cento dei gas a effetto serra provenienti dal settore energetico. Il testo che uscirà dall’Eurocamera diventerà la posizione dell’Europarlamento sulla revisione della direttiva per poter avviare i negoziati con gli Stati membri che hanno già adottato la loro posizione a ottobre, stravolgendo in parte la proposta originaria della Commissione europea di dicembre 2021.
Sul voto non ci dovrebbero essere grandi sorprese, dal momento che la relazione è stata approvata in Itre dopo un accordo politico di compromesso raggiunto nelle settimane precedenti dai principali gruppi all’Europarlamento – Partito popolare europeo (PPE), Socialisti&Democratici (S&D), Renew Europe, Verdi Ue -, che ha spianato la strada al via libera in commissione. “Sono convinto che la maggioranza del nostro gruppo voterà a favore”, ha spiegato l’eurodeputato del Partito popolare europeo (Ppe) – maggioritario nell’Eurocamera – Herbert Dorfmann, durante il briefing dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia organizzato in vista della sessione plenaria della prossima settimana. “Sono convinto che la ristrutturazione delle case possa rappresentare un valore aggiunto ma servono finanziamenti”, ha aggiunto.
Il Partito democratico (Pd) nel gruppo dei Socialisti&Democratici voterà sì alla direttiva, secondo l’eurodeputata dem Camilla Laureti. Ha fatto presente però che l’eurodeputata del Pd Patrizia Toia, vicepresidente Itre, ha presentato sul testo un elenco di emendamenti – su cui sono state raccolte almeno una quarantine di firme di altri deputati – “in cui chiediamo alla Commissione di prevedere finanziamenti perché per raggiungere gli obiettivi di efficientamento le persone che non possono permetterselo devono poterlo fare con finanziamenti certi”, mentre invece dal testo uscito dalla commissione Itre era meno netta la necessità di finanziamenti.
Case green, il compromesso in commissione Itre
Il testo di compromesso che ha ricevuto l’ok in Commissione Itre prevede da una parte il rafforzamento dei target di efficienza rispetto alla proposta originaria della Commissione europea avanzata a dicembre 2021, ma garantisce più flessibilità agli Stati membri per raggiungerli attraverso i piani nazionali. Le case dovrebbero raggiungere almeno la classe di prestazione energetica ‘E’ entro il 2030 e ‘D’ entro il 2033 (la Commissione Ue proponeva di raggiungere la classe “F” entro il primo gennaio 2030 e la classe “E” entro il primo gennaio 2033). Gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030 (la Commissione ha proposto ‘F’ ed ‘E’). Il testo adottato prevede che tutti i nuovi edifici siano a emissioni zero dal 2028 (la Commissione proponeva il 2030) e tutti i nuovi edifici dovranno disporre di impianti solari entro il 2028.
Confermate una serie di deroghe (sempre da stabilire a livello nazionale) con la possibilità di escludere gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici tecnici, l’uso temporaneo di edifici o chiese e luoghi di culto. Gli Stati membri possono anche esentare gli alloggi pubblici sociali. Nei piani nazionali di ristrutturazione gli Stati dovranno includere regimi di sostegno con obiettivi realistici e misure per facilitare l’accesso a sovvenzioni e finanziamenti, oltre che istituire punti di informazione gratuiti e programmi di ristrutturazione a costo zero. Compromesso raggiunto inoltre sull’eliminazione dei combustibili fossili negli edifici entro il 2035 o, se concordato dalla Commissione, entro il 2040 al più tardi.
Da prima che fosse presentata dalla Commissione europea a dicembre 2021, la proposta di direttiva ha sollevato in Italia un’aspra polemica soprattutto per quanto riguarda la parte relativa ai finanziamenti. Secondo le stime, basate sulla proposta della Commissione Ue che difficilmente rimarrà uguale dopo il negoziato con il Parlamento europeo e gli Stati membri, per l’Italia potrebbe significare dover ristrutturare al massimo tra 3,1 e i 3,7 milioni di edifici residenziali entro il 2033, degli oltre 12 milioni totali. Si tratta di stime approssimative dal momento che si basano sulla proposta della Commissione. Dopo il via libera in plenaria, inizierà il confronto con i negoziatori del Consiglio Ue. La presidenza di Stoccolma punta a raggiungere un accordo politico entro la fine del semestre, il 30 giugno prossimo.