Bruxelles – Si preannuncia un duro scontro sulle responsabilità della tragedia di Cutro, in cui hanno perso la vita 73 persone migranti, tra i gruppi politici del Parlamento Europeo. La conferenza dei presidenti (l’organo che riunisce la presidenza e i capigruppo dell’Eurocamera) ha deciso di inserire nell’agenda della sessione plenaria di Strasburgo un dibattito sulle operazioni di ricerca e soccorso nel mare Mediterraneo mercoledì prossimo (15 marzo). Al dibattito, che già la Sinistra europea e i Socialisti e democratici (S&D) rivendicano come propria iniziativa, parteciperanno anche membri della Commissione e del Consiglio dell’Ue, mentre non sembrerebbe essere prevista la presenza di alcun rappresentante dell’Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera (Frontex), precisano dai servizi del Parlamento Ue.
Nonostante il dibattito non si riferisca direttamente alla vicenda che tiene banco in Italia e a Bruxelles dallo scorso 26 febbraio, l’accusa della portavoce del gruppo della Sinistra, Sonja Giese, non poteva essere più esplicita: “Il tragico naufragio è solo l’ultimo risultato della dura posizione italiana”, sommata alla progressiva “chiusura di percorsi sicuri” per i migranti da parte dell’Ue. Entrambe colpevoli, Roma e Bruxelles, perché da una parte “con il governo Meloni, salvare vite è diventato un crimine“, dall’altra l’Europa “sta portando avanti accordi sporchi con Paesi terzi per tenere lontane le persone dal territorio europeo”. I Left puntano il dito contro la strategia che negli ultimi mesi si sta affermando nelle istituzioni Ue, riassunta nelle conclusioni dell’ultimo Consiglio Europeo, secondo cui l’azione dovrà concentrarsi sulla “prevenzione delle partenze irregolari” per ridurre la pressione sulle frontiere comunitarie, sulla lotta agli scafisti e sull’aumento dei rimpatri. Per il gruppo guidato da Manon Aubry e Martin Schirdewan, “invece di criminalizzare chi salva vite [le Ong, ndr), l’Ue dovrebbe agire per garantire percorsi legali e sicuri”.
Ecco perché il gruppo sposa l’idea che Bruxelles istituisca una missione europea di ricerca e soccorso (Sar), che “conduca operazioni regolari nel mar Mediterraneo”, per poi redistribuire le persone soccorse in mare sul territorio comunitario. La portavoce del gruppo della Sinistra non risparmia nemmeno il leader del Partito popolare europeo, Manfred Weber, e l’ala dei conservatori dell’Eurocamera: “Giorgia Meloni ha le mani sporche di sangue, Weber e altri conservatori in questa Aula vogliono stringere la sua mano, sperando di trarne benefici dopo le prossime elezioni europee”.
Attacchi a Meloni. La risposta di Ecr e degli altri gruppi
Secca la risposta del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), secondo cui “è scandaloso accusare Meloni di avere le mai sporche di sangue”. Anche Ecr però, dal versante diametralmente opposto, sferra un colpo all’Ue: “La mancanza di misure ambiziose per proteggere i confini e aumentare i rimpatri mette a rischio la sicurezza dei cittadini europei e dei migranti”, ha dichiarato il portavoce, sottolineando che “l’azione esterna è la chiave per gestire meglio i flussi migratori, cooperando con i Paesi terzi per mettere fine al modello di business dei trafficanti di esseri umani d’accordo con alcune Ong“. Di tutt’altro avviso il gruppo dei Verdi/Ale, che denuncia la prassi di “criminalizzare le Ong” da parte degli “stessi governi che falliscono nel fornire assistenza in mare”. Chiaro il riferimento all’Italia, che si fa palese nella dichiarazione di Elisabetta Gualmini, vicepresidente del gruppo S&D: “Il governo Meloni ha reso consapevolmente più difficili le operazioni di ricerca e soccorso introducendo regole più stringenti per le Ong, che portano avanti missioni indispensabili in assenza del supporto dello Stato”.
Sarà dunque fuoco incrociato a Strasburgo, non solo tra i gruppi politici dell’Eurocamera. Ma anche tra gli stessi eurodeputati e la Commissione Ue, verosimilmente ancora a difesa di Frontex, che nella vicenda di Cutro avrebbe fatto “tutto il possibile“, come ha ribadito la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson. Con uno spettatore interessato, la premier Meloni e il suo governo.