Bruxelles – Permessi accelerati, progetti strategici per la decarbonizzazione dell’industria europea entro il 2030 e Valli europee dell’industria green. La Commissione europea sta ultimando il lavoro sul ‘Net-Zero Industry Act’, la proposta di regolamento per l’industria a emissioni zero che sarà anche il perno centrale del Piano industriale per il Green Deal annunciato dalla Commissione europea nelle scorse settimane. Il piano Net-Zero sarà presentato il 14 marzo insieme al ‘Critical Raw Material Act’, mentre la riforma del mercato elettrico dell’Ue è in calendario per il 16 marzo: sono questi i tre pilastri normativi del Piano per l’industria green, che saranno accompagnati (sempre in data 16 marzo) Le tre proposte legislative saranno accompagnate da una più ampia comunicazione (non vincolante) sulla strategia Ue a lungo termine per la competitività. Le proposte finiranno sul tavolo dei capi di stato e governo al Vertice Ue del 23 e 24 marzo a Bruxelles.
Nuovi target per l’industria Net-Zero
Il piano Net-Zero – di cui Eunews ha letto la bozza – si pone l’obiettivo di introdurre un quadro normativo prevedibile e semplificato per lo sviluppo di tecnologia pulita, sulla scia del ‘Chips Act’ varato per i semiconduttori. L’atto normativo fissa l’obiettivo che entro il 2030 la capacità dell’Unione europea di produrre tecnologia net-zero dovrà soddisfare almeno il 40 per cento del fabbisogno annuo di tecnologia necessaria per raggiungere gli obiettivi del piano per l’indipendenza energetica ‘REPowerEU’ e del Green Deal. Insieme all’obiettivo complessivo del 40 per cento, Bruxelles fissa una serie di obiettivi produttivi vincolanti da raggiungere entro il decennio per quei settori industriali che vengono considerati chiave per il passaggio allo zero netto. Tra questi, il 40 per cento del fabbisogno annuo di diffusione dell’energia solare fotovoltaica; l’85 per cento del fabbisogno annuale di diffusione dell’energia eolica; il 60 per cento del fabbisogno annuo di diffusione delle pompe di calore; l’85 per cento del fabbisogno annuo di batterie; il 50 per cento del fabbisogno annuale di idrogeno rinnovabile e privo di fossili.
La proposta di regolamento individua inoltre in tutto nove ‘tecnologie strategiche’ per il raggiungimento degli obiettivi dell’industria a zero emissioni, che nel documento sono racchiuse nella sezione degli ‘Allegati’: solare fotovoltaico e solare termico, eolico onshore e offshore, batterie, pompe di calore [ed energia geotermica, che si trova tra parentesi perché ancora in ‘forse’], idrogeno rinnovabile, tecnologie del biometano, tecnologie nucleari (fissione), cattura e stoccaggio del carbonio e tecnologie di rete.
Ricalcando l’idea alla base del Chips Act, la proposta legislativa punta soprattutto sull’individuare una categoria di cosiddetti “progetti di resilienza Net-Zero”, ovvero progetti considerati di importanza strategica dal punto di vista del contributo che possono dare alla transizione energetica. E che, secondo la Commissione Ue, devono poter godere di procedure accelerate per le autorizzazioni e di vedersi mobilitare fondi in via di priorità. Ad esempio, la procedura di concessione dell’autorizzazione per i progetti ‘Net Zero Resilience’ non deve superare i (12 mesi) per la costruzione o l’ampliamento di progetti con produzione annua superiore a 1 GW; (9 mesi) per la costruzione o l’espansione di progetti a produzione annua inferiore a 1 GW”, si legge ancora nella bozza.
Quanto ai fondi, la proposta rimane molto vaga su possibili nuove risorse ma non è una sorpresa. La Commissione – in attesa della proposta di un Fondo di sovranità europeo non prima dell’estate – propone agli Stati di utilizzare tre leve finanziarie attingendo a risorse già esistenti: REPowerEu’, InvestEU e Fondo innovazione.
Le Valli Ue dell’industria pulita
Nessun vincolo, ma Bruxelles spinge gli Stati membri Ue a dar vita sui loro territori alle Net-Zero Industry Valley, ovvero delle aree che definisce “particolarmente adatte” a sviluppare tecnologia o progetti clean tech utili ai fini della transizione energetica. “Entro [4 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento], gli Stati membri possono identificare le superfici dedicate alle Net-Zero Industry Valley”, si legge nella bozza di regolamento. Si tratta di una raccomandazione non vincolante da parte dell’esecutivo comunitario, quindi la scelta degli Stati rimane su base volontaria.
Le aree in questione potranno godere di procedure di rilascio delle autorizzazioni accelerate e sullo stesso principio applicato per le Valli dell’idrogeno, gli Stati membri dovrebbero fare un ulteriore sforzo per metterle in connessione. I progetti di produzione di tecnologia net-zero che sorgono in queste aree possono essere “considerati di rilevante interesse pubblico, a condizione che lo siano le condizioni stabilite dal diritto dell’Unione”. Nella bozza si legge ancora che i progetti che i progetti ubicati nella Valle dovranno essere conformi al principio ‘Non arrecare danni significativi all’ambiente’, ma sono previste deroghe se lo Stato membro o l’autorità pubblica responsabile della Net Zero Industry Valley “ha intrapreso sforzi soddisfacenti per limitare i potenziali danni all’ambiente”. Quanto ai finanziamenti, la bozza di regolamento precisa che gli investimenti pubblici finalizzati alla creazione di Net-Zero Industry Valley, per dotarle di adeguate infrastrutture, alla riconversione di siti dismessi e lo sviluppo del pool di competenze locali “possono beneficiare di un maggiore cofinanziamento tassi fino al [10%] nell’ambito del Fondo europeo per lo sviluppo regionale, del Fondo per la transizione giusta e Fondo Sociale Europeo Plus per Net Zero Industry Valleys situate in regioni meno sviluppate”.
La piattaforma di governance
Quanto alla governance, l’idea della Commissione è quella di dar vita a una Piattaforma chiamata ‘Net-Zero Europe’ che dovrebbe essere composta da rappresentanti degli Stati membri e della Commissione e sarà presieduta da un rappresentante dell’esecutivo comunitario. La piattaforma si occuperà di coordinare le azioni degli Stati membri per raggiungere gli obiettivi di investimento e di produzione, di fornire consulenza per la valutazione delle domande per i “progetti di resilienza zero”, promuovere i contatti tra i Paesi tra le imprese attive nei settori a tecnologia zero all’interno dell’Unione europea, di monitorare le catene di approvvigionamento dei prodotti strategici a tecnologia zero in vista del raggiungimento dell’obiettivo dell’indipendenza energetica nell’Unione europea.