Bruxelles – L’Italia ha le sue peculiarità, fatte di limiti ma pure di punti di forza, “fondamentali solidi” che consentono di continuare a ricoprire un ruolo e un peso sullo scacchiere internazionale. Tra questi la dimensione esterna. Paolo Gentiloni non ha dubbi. Dovendo fare un ragionamento sul sistema Paese, il commissario per l’Economia, che il Paese lo conosce bene dato il suo trascorso di ministro e presidente del Consiglio, non può fare a meno di chiedersi: “Cosa tiene il Paese in carreggiata?” Perché al netto di meriti e demeriti, “ci sono comunque dei binari, e il fatto che siamo così inseriti all’interno dell’Unione europea nell’alleanza atlantica rappresenta uno di questi binari“.
Italia europeista e atlantista. Certezze in tempi di incertezze dovute a guerre nuove e “provvisorietà” storiche, tipiche invece del Paese. Ue e Nato diventano il punto di riferimento, e Gentiloni tiene a sottolinearlo in occasione della presentazione del libro ‘L’inquilino’ (edito da Feltrinelli), in cui Lucia Annunziata ripercorre gli ultimi dieci anni di politica italiana, dal governo Monti al governo Meloni, passando per quello Gentiloni.
L’allora capo di governo e oggi commissario europeo ricorda la traiettoria del debito tricolore: in crescita continua tra il 1981 e il 1993 (dal 55 per cento in rapporto al Pil al 122 per cento), poi in calo tra il 1995 e il 2008 (riduzione ritorno a ‘due cifre’), quindi nuovo aumento tra il 2009 e il 2013 (da meno del 100 per cento al 138 per cento), “in un periodo di governi forti e stabili”.
C’è anche l’assenza di riforme, che l’Europa chiede, ripetutamente, da anni. Anche da prima del governo Monti. “Come fa un Paese con l’Italia, con questa fragilità, a reggere?”. Con quello che ha di non italiano. “Ci sono alcuni fondamentali che ancora ci tengono ancorati”. Ue e Nato sono alcuni di questi. Certo, ammette Gentiloni, ci sono anche “fondamentali sociali e istituzionali”, ma a suo giudizio non c’è dubbio che le scelte europeiste e atlantiste abbiano permesso di tenere alla barra a dritta in un Paese dove, “dopo il fascismo, si è dato per decenni grandissimo potere ai partiti più che al presidente del Consiglio”. Un motivo di intrinseca fragilità di quello che è “il cuore” di un governo, vale a dire il suo capo.
Il Paese Italia può continuare a essere più forte dei suoi limiti, a patto di ritrovare “ambizione”. Perché, avverte Gentiloni, “con la competizione che abbiamo oggi a livello internazionale questa nostra robustezza non basterà”. Per il governo Meloni all’invito a non rimettere in discussione l’appartenenza europea e atlantica si aggiunge quello, non nuovo ma rinnovato, a far uso sapiente dei fondi del Recovery Fund. “Non c’è dubbio che il piano per la ripresa, per il contesto italiano, è fondamentale. L’Italia avrà comunque margini di spesa, ma prevalentemente dai quattrini europei“.