Pareva che l’incidente fosse chiuso con un po’ di trambusto e con quella richiesta urlata in Aula: “Dimettiti!”. Ma Alessandra Mussolini non perdona e, per la seconda sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo è tornata equipaggiata di tutto punto per fare pagare al presidente dell’Assemblea, Martin Schulz il fatto di non averle concesso la parola nel corso dell’ultima sessione (in un momento in cui peraltro non le spettava e stava parlando un altro membro del suo stesso gruppo).
Così, eccola convocare una conferenza stampa per presentare un essenziale “Kit di sopravvivenza nel Parlamento europeo”. Di cosa si tratta? È presto detto: sono alcuni “strumenti democratici”, spiega, per combattere “l’impossibilità di intervenire che ho immediatamente constatato”. Nell’ordine, il kit comprende: una bandiera italiana da porre sul proprio banco della plenaria per rendersi più visibile e due immancabili targhe, una del club Forza Silvio e una di Forza Italia, sempre per agghindare la postazione. Ma i pezzi forti sono quelli sonori. “Per prendere la parola chiederò il cartellino blu come vuole il regolamento”, concede generosa Mussolini, ma non appena Schulz proverà a non concederla, scatterà l’offensiva: “Se non mi vede tirerò fuori il fischietto con la corda tricolore – avverte – e se non mi vede ancora, passerò a questa”, minaccia brandendo una trombetta da stadio, anche questa rigorosamente tricolore.