Bruxelles – Idrogeno a basse emissioni di carbonio ma non solo. Sono mesi ormai che la Francia di Emmanuel Macron a Bruxelles sta lavorando e si sta muovendo con l’intento di far riconoscere il contributo dell’energia dell’atomo nelle politiche climatiche dell’Unione europea. Far riconoscere il ruolo del nucleare come fonte energetica a basso contenuto di carbonio, nei fatti, significa poter accedere a finanziamenti comuni o sostegno di risorse attraverso gli aiuti di stato.
Parigi spinge da mesi ormai per il riconoscimento del contributo dell’energia nucleare per la produzione di idrogeno cosiddetto ‘verde’ (rinnovabile) nell’ambito della revisione della direttiva sulle energie rinnovabili, uno dei fascicoli più importanti del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’. E’ stata la pressione della Francia sul nucleare ad aver fatto saltare anche l’accordo dei ministri degli esteri sulla cosiddetta diplomazia climatica nei giorni scorsi. Solo ieri (28 febbraio) Parigi ha portato altri dieci Stati membri dell’Ue oltre alla Francia (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Finlandia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia) a sottoscrivere una dichiarazione congiunta per “rafforzare la cooperazione europea in materia di nucleare”.
Il blocco degli undici, guidati dalla ministra francese per la transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher, si sono incontrati a Stoccolma, a margine della riunione informale del Consiglio dell’energia e dei trasporti, il primo guidato dall’attuale presidenza di Svezia alla guida dell’Ue. La dichiarazione non pone impegni vincolanti, ma fa un generico riferimento all’obiettivo di rafforzare il ruolo dell’energia dell’atomo per “raggiungere i nostri obiettivi climatici”, in qualità di fonte a basso contenuto di carbonio. L’Ue ha fissato l’impegno a ridurre le emissioni del 55 per cento (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per la neutralità climatica al 2050.
L’incontro promosso dalla Francia
All’incontro ha partecipato anche la Commissione europea, mentre l’Italia e la Svezia, invitate all’incontro dalla Francia, non sono alla fine tra i firmatari della dichiarazione comune. Ieri il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) ha smentito la partecipazione di un rappresentante di Roma all’incontro promosso da Parigi. “Le capacità nucleari europee sono obiettivi importanti della politica energetica comune”, si legge nella dichiarazione comune. I ministri hanno convenuto “di promuovere una più stretta cooperazione tra i rispettivi settori nucleari nazionali al fine di garantire le migliori collaborazioni tra le catene di approvvigionamento e di esplorare programmi di formazione e progetti industriali congiunti, al fine di sostenere, in particolare, nuovi progetti basandosi su tecnologie innovative, nonché sul funzionamento delle centrali elettriche esistenti”. Gli undici ministeri hanno infine discusso l’opportunità per una maggiore cooperazione scientifica e diffusione coordinata delle migliori pratiche nel campo della sicurezza.
“L’energia nucleare è uno dei tanti strumenti per raggiungere i nostri obiettivi atmosferici, per produrre elettricità di base e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento”, concludono i ministri. La dichiarazione comune non pone obiettivi vincolanti, ma ha rilanciato il divisivo dibattito in Europa sull’energia dell’atomo come fonte di energia autoprodotta (che quindi consente in parte di affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi) e a basse emissioni di carbonio (quindi, che contribuisce a ridurre la pressione delle emissioni sul cambiamento climatico). Sono anni ormai che nel quadro del confronto a Bruxelles sulla cosiddetta ‘tassonomia verde’, il sistema di classificazione degli investimenti sostenibili dell’Ue, la Francia guida una vera e propria coalizione di almeno una decina di Paesi (Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Polonia, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Romania, Slovacchia, Paesi Bassi) che hanno sposato la causa del nucleare. Il confronto è diventato ancora più urgente da quando la guerra di Russia in Ucraina e la necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi costringe i Paesi a cercare fonti di energia alternative al gas e al carbone con più rapidità di. La Commissione Ue non è mai entrata nel merito delle scelte degli Stati membri in termini di mix energetici, ma è un fatto che non tutti gli Stati membri, come ad esempio l’Italia, hanno a disposizione l’energia dell’atomo per la produzione di elettricità. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2021 13 Stati membri dell’Ue hanno prodotto elettricità nucleare per 731.701 gigawattora (GWh) (+7% rispetto al 2020), rappresentando oltre il 25 per cento della produzione totale di elettricità dell’Ue. Il più grande produttore di energia nucleare in Europa è stata la Francia (52% della produzione totale di energia nucleare dell’Ue nel 2021), seguita da Germania (9%), Spagna (8%) , Svezia (7%) e Belgio (7%).