Bruxelles – La futura riforma del mercato elettrico dell’Ue potrebbe includere anche incentivi per lo sviluppo di energia nucleare. “Stiamo valutando le risposte alla consultazione pubblica” sulla riforma del mercato elettrico. “Al momento le discussioni sono in corso, i contratti per differenza copriranno gli impianti rinnovabili e di fonti a basse emissioni di carbonio. Una delle possibilità al vaglio è di coprire non solo le rinnovabili ma anche tutte le fonti low-carbon”, ha spiegato la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, in conferenza stampa al termine della prima giornata di lavori del Consiglio Ue informale dell’energia e dei trasporti, i cui lavori riprenderanno oggi a Stoccolma.
Bruxelles ci sta pensando e non esclude che nella proposta che arriverà a metà marzo possano essere inclusi contratti per differenza non solo per gli impianti rinnovabili ma anche per quelli a basso contenuto di emissioni. L’informale a Stoccolma – a cui per l’Italia ha partecipato la viceministra all’ambiente, Vannia Gava – è un’occasione per discutere le prime idee e confrontarsi sulla futura riforma del mercato elettrico, un dossier che già divide gli Stati membri. La Commissione Ue sta portando avanti i lavori su un sistema energetico dominato da contratti a lungo termine e contratti per differenza, in una riforma strutturale del mercato elettrico Ue molto meno radicale e strutturale di quanto ci si aspettasse all’inizio della crisi energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina. Il motivo è duplice: da un lato, i picchi di prezzo del gas e dell’elettricità sembrano preoccupare di meno Bruxelles; dall’altro, ci sono Paesi del peso politico della Germania e dei Paesi Bassi a frenare su un intervento marcato sul mercato.
A sfumare sembra essere l’idea di un vero e proprio decoupling dei prezzi, un disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità per evitare il cosiddetto effetto contagio. A quanto si apprende, anche l’Italia dal punto di vista tecnico non arriva più a chiedere l’eliminazione del mercato di breve periodo ma la direzione verso cui si orienterà la proposta della Commissione è quella di incentivare i contratti di lungo periodo e per differenza, in modo che una buona parte del mercato sia regolata così, dal momento che da un lato assicurano stabilità e maggiore prevedibilità, dall’altro sicurezza per i consumatori evitando picchi eccessivi di prezzo.
“La direzione chiave della riforma sarà ridurre la dipendenza delle bollette elettriche dal prezzo del gas e rendere il nostro quadro elettrico adatto a un sistema energetico in cui nel 2030 il 70% dell’elettricità proverrà da fonti rinnovabili”, ha spiegato Simson in conferenza stampa. “Vogliamo inoltre rafforzare i diritti dei consumatori affinché abbiano accesso a migliori informazioni ea una maggiore varietà di offerte. Stiamo lavorando a pieno ritmo alla riforma”.
A dividere i Ventisette, a questo punto, oltre all’apertura di Bruxelles sul nucleare, potrebbe essere piuttosto l’obbligatorietà dei contratti a lungo termine e per differenza come parte dominante del mercato. Italia è a favore, la Germania invece frena. A chiarirlo all’arrivo all’informale dell’energia è stato Sven Giegold, Segretario di Stato tedesco per gli affari economici e l’azione per il clima, spiegando che la Germania spinge per un approccio in due fasi per la riforma del mercato elettrico: una prima fase in cui “adottare misure rapide sul fronte legislativo, da attuare già prima delle elezioni europee” che si terranno a maggio 2024. Poi arriverà “una riforma più ampia e sistematica per dare anche un segnale a lungo termine”.
Per Berlino la “riforma del design del mercato elettrico può avere vantaggi ma anche provocare danni a un sistema che funziona”. Per questo – ha aggiunto – “dobbiamo essere ambiziosi ma dobbiamo definire le priorità attraverso una valutazione d’impatto”.
Entrando nel merito della futura proposta di riforma del mercato elettrico dell’Ue che dovrebbe arrivare il 14 marzo, il ministro chiude all’idea che i contratti per differenza e quelli a lungo termine – su cui si concentrerà la proposta di riforma – debbano essere resi obbligatori, come richiesto ad esempio dall’Italia. “I contratti dovrebbero beneficiare solo di nuove installazioni ed essere volontari”, ha spiegato. Simson ha assicurato in conferenza stampa che la proposta di riforma del mercato elettrico dell’Ue seguirà l’iter legislativo ordinario, “per cui entrambi i co-legislatori dell’Ue – Parlamento e Consiglio – saranno coinvolti”. La precisazione di Simson, che rispondeva a una domanda, è dovuta al fatto che lo scorso anno, di fronte alla crisi dei prezzi dell’energia, la Commissione Ue ha proposto misure di emergenza facendo leva sull’articolo 122 del Trattato Ue, attraverso un regolamento del Consiglio, per il quale non è richiesta la co-decisione con il Parlamento europeo ma è sufficiente il via libera degli Stati membri a maggioranza qualificata (non all’unanimità).