Bruxelles – Romania, Bulgaria, Slovenia, Ungheria, Repubblica Ceca, Finlandia, Slovacchia, ma anche Polonia, Croazia, Paesi Bassi e Svezia. A margine del Consiglio informale dell’energia in corso oggi e domani (27 e 28 febbraio) a Stoccolma, la Francia ha deciso di promuovere un incontro con altri 11 paesi Ue e la Commissione europea con l’idea di lanciare una “alleanza nucleare” a livello comunitario. “Avremo bisogno di elettricità nucleare per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica al 2050 e per ridurre del 55 per cento le emissioni Ue entro il 2030. Riteniamo di dover unire le forze per assicurare di avere la necessaria sicurezza, sviluppare le competenze, discutere di ricerca e catene del valore”, ha spiegato la ministra francese per la transizione, Agnès Pannier-Runacher, all’arrivo al Consiglio nella capitale svedese, anticipando che l’incontro si concentrerà su come l’energia nucleare può contribuire agli impegni dell’Ue sul clima. Si tratta del primo Consiglio energia da quando Stoccolma si è insediata alla guida dell’Ue dal primo gennaio.
La ministra di Parigi ha ricordato che “l’energia nucleare rappresenta il 25 per cento della nostra produzione di elettricità in Europa e che, in un momento di tensione come quello che stiamo vivendo, possiamo capire l’importanza di questa energia che è a minore intensità di carbonio” e può svolgere un ruolo complementare “alle energie rinnovabili per permetterci di raggiungere la neutralità di carbonio”. Ha aggiunto che con i ministri che parteciperanno a questo incontro, “parleremo di questa piattaforma, parleremo di ricerca e sviluppo e di innovazione, e parleremo anche di sicurezza, perché questo è un tema importante, e della gestione delle scorie e delle competenze”.
L’etichetta ‘verde’ o quasi ‘verde’ per l’energia nucleare è da sempre una delle questioni più divisive sul fronte energetico in Europa, con i Paesi spaccati a lungo sulla cosiddetta tassonomia degli investimenti sostenibili. La promozione di questa Alleanza per sostenere l’energia nucleare nelle politiche energetiche dell’Ue si inscrive nel più dibattito aperto tra la Francia e gli altri Paesi che sostengono l’uso del nucleare come fonte a basso contenuto di carbonio e dall’altro chi come la Germania che affermano che il vettore non dovrebbe essere messo su un piano di parità con le fonti rinnovabili energia. In particolare, la Francia spinge per il riconoscimento del contributo dell’energia nucleare per la produzione di idrogeno nell’ambito della revisione della direttiva sulle energie rinnovabili.
La disputa in corso tra Germania e Francia sul tempo ha contribuito a ritardare per mesi la presentazione da parte della Commissione europea dei due atti delegati con cui fissare i criteri per l’idrogeno verde. Non solo, a quanto apprendiamo è stata la pressione della Francia sul nucleare che ha contribuito a far saltare anche l’accordo dei ministri degli esteri sulla cosiddetta diplomazia climatica. L’Italia non si è mai esposta sul tema, dichiarandosi neutrale sul concetto di idrogeno ‘low carbon’ e rivendicando il principio di neutralità tecnologica. Inizialmente, varie indiscrezioni confermavano la presenza di un rappresentante italiano all’incontro, presenza poi smentita dal ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica in una nota in cui precisa “che non è prevista la presenza di nessun rappresentante italiano domani a Stoccolma a incontri che avranno per oggetto la tematica del nucleare”.
L’Italia ha abbandonato la produzione di energia elettrica dal nucleare dopo un referendum del 1987, e ancora oggi sconta il fatto di non aver saputo costruire in tempi brevi un centro nazionale per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi di cui si discute da anni. Tra il 2006 e il 2020 l’Unione europea ha osservato un calo progressivo del 25,5 per cento della produzione di elettricità proveniente dalle centrali nucleari, ma il dibattito sull’energia dell’atomo è stato rilanciato di fronte alla necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi e in particolare dal gas importato da Mosca.
Se il gas rende l’Unione europea dipendente al 90 per cento da Stati terzi, vedi la Russia (da cui arriva più del 40 per cento del gas importato), rinnovabili e nucleare sono prodotti per la maggior parte in casa e dunque contribuiscono a rafforzare l’indipendenza energetica dell’UE, sostengono i Paesi a favore. In realtà, non è proprio così e anche per la produzione di energia nucleare Bruxelles ha bisogno di materie prime importate come l’uranio arricchito (che l’UE importa proprio da Mosca per buona parte). La Francia fa leva più che altro sul fatto che l’energia dell’atomo non produce emissioni, dunque può contribuire con più facilità