“Ogni singolo euro investito nelle infrastrutture digitali deve essere tenuto fuori” dal Patto di stabilità. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è tornato alla carica per chiedere l’allentamento del rigore in Europa. Lo ha fatto da Venezia, durante l’evento organizzato dalla presidenza italiana dell’Ue per discutere dell’agenda digitale.
Renzi ha invitato a lasciare da parte “quello tra flessibilità e austerity, che è un derby ideologico”. Secondo il premier, “le idee salveranno l’Europa, non le limitazioni”. Dunque è necessario liberare risorse per gli investimenti, e “investire nel digitale è investire nel futuro”.
Il presidente di turno dei 28 ha precisato però che “faremo le riforme promesse”. Senza le quali, è il richiamo che proviene dal fronte rigorista, non sarà concessa alcuna flessibilità. Tuttavia, è tornato a ripetere Renzi, “se io investo nelle infrastrutture digitali, io investo nel futuro e non è un costo”. Rimane fermo il principio di rispettare “le raccomandazioni europee”, che però va coniugato con la necessità di andare “incontro alle persone”.
Le proposte che l’Italia porta in Europa “per il mercato delle tlc – ha spiegato il premier – sono un mercato digitale unico e un’unica Authority”. Quello delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, spiega, è un settore il cui supporto è necessario per sviluppare “la democrazia oggi in Europa”. Il processo di democratizzazione, continua, “sarà possibile solo se sarà supportato dall’Ict con la cyber security, le piattaforme open data, open government e la trasparenza”.
La tecnologia, nel discorso tenuto dal premier, sembra quasi una panacea. Serve anche ad affrontare l’emergenza più impellente: il rilancio dell’occupazione, e di quella giovanile in particolare. “La prima cosa da fare – ha indicato il presidente del Consiglio – è creare posti di lavoro per i nostri ragazzi, e il settore delle tlc è quello che crea più posti di lavoro in assoluto”.
Non è mancato il richiamo a quello che è ormai diventato un mantra renziano: trasformare il paese per trasformare l’Europa. L’Italia deve “smetterla di piangersi addosso, deve cambiare faccia”. Anzi, “con un termine teconologico”, deve “cambiare interfaccia”. Il premier ha sottolineato che il suo “governo ci metterà tutto l’impegno” perché questo avvenga. Se ce la farà, ha concluso, “nei prossimi 20 anni l’Italia diventerà leader” e potrà “cambiare l’Europa”. Nel frattempo, il derby tra austerity e flessibilità continua però a essere giocato.