Bruxelles – Aggiornare i piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) con capitoli aggiuntivi dedicati a centrare gli obiettivi di indipendenza energetica del ‘REPowerEU’, il piano presentato a maggio scorso per affrancare l’Unione dai combustibili fossili russi. Gli Stati membri al Consiglio Ue hanno approvato oggi (21 febbraio) in via definitiva l’accordo politico con l’Eurocamera raggiunto lo scorso 14 dicembre, per dare modo agli Stati membri di aggiungere un nuovo capitolo ai loro Pnrr dedicato a centrare gli obiettivi di indipendenza energetica, dall’ aumento dei target di efficienza energetica negli edifici e nelle infrastrutture energetiche critiche all’aumento della produzione di biometano sostenibile. L’Europarlamento ha dato via libera all’accordo la scorsa settimana in plenaria a Strasburgo. Ora, dopo il via libera del Consiglio il regolamento sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore il giorno successivo.
‘REPowerEu’ è il piano presentato a maggio scorso per affrancare l’Unione europea dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027. La Commissione Ue ha proposto di dare modo agli Stati membri di integrare i loro Pnrr varati per la ripresa economica dalla pandemia con un capitolo aggiuntivo dedicato a centrare gli obiettivi di indipendenza energetica dai fossili russi. Il piano per l’indipendenza energetica dalla Russia andrà finanziato con 225 miliardi di prestiti (stimati) non impiegati del Next Generation Eu che potrebbero essere redistribuiti, 20 miliardi di euro in sovvenzioni attraverso il mercato del carbonio, la possibilità di trasferire 5,4 miliardi dalla riserva di adeguamento della Brexit e 7 miliardi dai fondi di coesione. Le uniche sovvenzioni fresche in senso proprio saranno i 20 miliardi di euro che i colegislatori dell’Ue hanno deciso di finanziare per il 60 per cento con risorse dal Fondo per l’innovazione (12 miliardi di euro) e per il 40 per cento dall’anticipazione delle quote del mercato del carbonio, il sistema Ets (8 miliardi), che oggi sono ferme nella riserva di stabilità del mercato.
La chiave di allocazione delle risorse tra gli Stati membri è una formula che tiene conto della politica di cooperazione, della dipendenza degli Stati membri dai combustibili fossili e dell’aumento dei prezzi degli investimenti. Il via libera degli Stati membri segna la fine dell’iter legislativo ma soprattutto dà la possibilità agli Stati membri che non lo hanno ancora fatto di avanzare alla Commissione Uela richiesta formale di usare i prestiti non richiesti del Next Generation Eu che l’esecutivo vuole usare per finanziare il ‘RepowerEu’. E a quel punto sarà più chiaro anche quante risorse effettivamente ci sono a disposizione per finanziare il piano, dal momento che Bruxelles ha stime di poter utilizzare i 225 miliardi di prestiti non richiesti di Next Generation Eu. Una stima che potrebbe essere rivista al ribasso. I governi avranno poi tempo fino al 30 aprile per avanzare a Bruxelles la richiesta formale di modifica del Pnrr e chiarire all’Ue quali sono gli interventi che intende realizzare.
Da quando è stato presentato a maggio scorso, REPowerEu è passato dall’essere il piano centrale per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia all’essere individuato dalla Commissione europea come una delle soluzioni ‘ponte’ per finanziare il Piano per l’industria verde europea annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen nei giorni scorsi. Per ora è difficile stimare con esattezza quante risorse potrebbero spettare all’Italia, che ha già usato tutti i prestiti del Recovery, ma potrebbe accedere con certezza a 2,76 miliardi di euro nell’ambito del finanziamento Ets (il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue) previsto dall’accordo politico, nonché 146 milioni di euro dalla Riserva di adeguamento della Brexit, per un totale di circa 2,9 miliardi di euro.