Bruxelles – Fondo di sovranità, regole sugli aiuti di stato allentate ma con cautela e collaborazione con gli Stati Uniti. L’Europarlamento riunito in plenaria a Strasburgo ha dato via libera oggi (16 febbraio) con 310 voti a favore, 155 contrari e 100 astenuti a una risoluzione sulla competitività industriale dell’Ue, a sostegno del Piano industriale per il Green Deal annunciato dalla Commissione europea. Una risoluzione che però restituisce l’immagine di un’Aula divisa su quella che dovrebbe essere la risposta Ue al piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di euro, l’Inflation reduction act varato dall’amministrazione statunitense e che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese dell’Ue.
A Strasburgo però non c’è unità sul piano e a votare contro o astenersi è stata buona parte del Partito popolare europeo (Ppe), il gruppo maggioritario al Parlamento Ue e area politica di appartenenza della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il testo è passato con il sostegno di 37 membri del Ppe e principalmente degli S&D, Verdi e liberali di Renew Europe. Altri 78 popolari (tra cui tutti gli italiani di Forza Italia) hanno votato contro e 22 si sono astenuti. Dopo il voto il gruppo ha motivato in un post non aver sostenuto la risoluzione dal momento che il testo “non è riuscito ad affrontare le sfide dell’industria europea”. Anche Conservatori e riformisti (Ecr) hanno votato contro ad eccezione degli eurodeputati di Fratelli d’Italia, che si sono astenuti, e il gruppo Identità e democrazia, con la Lega, ha votato contro.
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Gli eurodeputati hanno votato su un Piano industriale di cui in realtà mancano ancora le proposte vere e proprie da parte della Commissione Ue che arriveranno non prima di metà marzo. Dopo il primo confronto con gli Stati membri al Vertice Ue straordinario del 9 febbraio, la Commissione europea presenterà da Strasburgo (dove si riunisce la plenaria) il prossimo 14 marzo i tre pilastri normativi del Piano industriale per il Green Deal: la proposta di revisione del mercato elettrico, il ‘Net-Zero Industry Act’ ovvero una Legge europea per l’industria a zero emissioni, e la Legge per le materie prime critiche (‘Raw Material Critical Act’).
Le prime idee sul Piano industriale per il Green Deal sono state presentate dalla Commissione europea lo scorso primo febbraio, per favorire un dibattito orientativo al Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio. Nell’idea di Bruxelles si fonderà su quattro pilastri: un quadro normativo aggiornato per le tecnologie pulite e la transizione, i finanziamenti, lo sviluppo di competenze ‘green’ e accordi commerciali per non perdere la corsa all’approvvigionamento di materie prime critiche (come il litio per le batterie). Non avendo una base legislativa di riferimento, anche il testo di risoluzione dell’Europarlamento è piuttosto vago come dichiarazione di intenti, chiedono che la Commissione elabori “una strategia efficace per ridistribuire, trasferire e rilocalizzare le industrie in Europa. Sottolineano l’importanza di rafforzare la forza produttiva dell’UE in tecnologie strategiche come l’energia solare ed eolica, le pompe di calore e le batterie”.
Quanto ai finanziamenti del piano, i deputati insistono sull’idea di dare vita a un Fondo europeo per la sovranità per evitare la frammentazione causata dalle diverse strategie nazionali e garantire una risposta europea alla crisi attuale veramente coesa. Sulle risorse l’approccio di Bruxelles è duplice. Sul breve periodo, la Commissione Ue propone un allentamento delle norme sugli aiuti di stato, facendo leva sulla flessibilità in vigore per gli effetti della crisi pandemica dal 2020, che deve essere prorogata e rivista fino al 2025. Per evitare una frammentazione del mercato unico sugli aiuti di stato, la Commissione europea propone di far leva temporaneamente su tre soluzioni finanziarie ponte (REPowerEu, Fondo Innovazione e Invest Eu) con la prospettiva di arrivare in estate, sfruttando la revisione intermedia del bilancio a lungo termine, a proporre un Fondo di sovranità. Proprio sul Fondo sovrano le idee sono molto vaghe e ancora non è chiaro come verrà finanziato. L’Europarlamento sostiene l’idea che le nuove iniziative politiche, i nuovi obiettivi e i nuovi compiti finanziati dal bilancio dell’UE, compresi i progetti transfrontalieri e a livello dell’UE, devono essere finanziati con fondi supplementari nuovi”. E proprio la revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale che arriverà in estate sarà un’opportunità “unica” per integrare eventuali nuovi fondi nel bilancio dell’UE.